Indipendenza in Ladakh: dal nubifragio alla forza d’animo. Il reportage di Gabriella Quaglia di Orientamenti

Il 15 agosto, l’India celebra l’anniversario dell’indipendenza dall’Impero britannico. Un evento storico che in Ladakh, terra di antiche tradizioni e natura imponente, si mescola con la quotidianità. Gabriella Quaglia dell’associazione Orientamenti ci racconta una giornata particolare, segnata da un nubifragio che ha svelato la vera essenza di questa terra e del suo popolo.

La Festa dell’Indipendenza in Ladakh

15 agosto, l’India festeggia l’anniversario della conquista dell’indipendenza dall’Impero britannico, avvenuta nel 1947. Gli inglesi avevano dominato su gran parte di questo paese per circa 200 anni, prima con la violenta aggressione commerciale e militare della Compagnia delle Indie Orientali e poi con l’annessione coloniale vera e propria nel 1857. L’indipendenza ebbe come prezzo da pagare anche la dolorosa separazione fra India e nuovo Pakistan e da qui la conseguente rivalità fra di essi per il controllo militare del Kashmir, da cui il Ladakh si è separato solo di recente. Non so quanto questa festa sia realmente sentita dai Ladakhi ma, ancor più oggi che essi dipendono direttamente da Delhi, le celebrazioni ufficiali sono d’obbligo.

Un Nubifragio che Ferma le Celebrazioni

Oggi qui a Kaltsi l’hanno però scampata. Il consueto raduno di studenti delle scuole superiori di tutto il territorio della Sham Valley, compreso Lamayuru, di fronte a funzionari governativi, graduati militari ed autorità locali, è stato cancellato. Nessuna competizione di marcia a bandiere spiegate, nessuna performance di argomento patriottico con studenti travestiti da icone della patria e da salvifici e coraggiosi militari. Meno divertente è il motivo della cancellazione dell’evento, un nubifragio che due giorni prima ha devastato la strada statale Srinagar-Leh in un lungo tratto prima e dopo Lamayuru.

La Festa a Kanji: Gioia e Tradizione

Noi proprio quel giorno eravamo stati a Kanji per la festa della scuola che Orientamenti supporta da alcuni anni. Sappiamo che là tutto è gioia, la strada stretta in un canyon multicolore per arrivarci, i bambini che si esibiscono in canti e balli con costumi e musiche tradizionali, gli adulti vestiti e ingioiellati a festa, noi ospiti trascinati in giochi e danze collettive fra risate e sguardi curiosi verso la nostra scarsa performance, le pentole di cibo cucinato a casa e condiviso da tutti al termine della festa, i discorsi ben costruiti di ringraziamento verso la nostra associazione, talvolta quasi imbarazzanti per le tante belle parole rivolte nei nostri confronti.

I visi, i sorrisi, le sciarpe bianche, Khatak, posate con un inchino sulle nostre spalle come benvenuto… tutto nella cornice di una corona di montagne maestose che abbraccia il piccolo villaggio arroccato color ocra e le sue strade polverose.

La Forza della Natura: un Viaggio Bloccato

Il tè nella casa di una ragazza a cui stiamo pagando una borsa di studio per l’università prolunga la nostra visita per il tempo necessario alle nuvole nere incombenti, create dal caldo intenso, per trasformarsi in un violento temporale. Imboccato il canyon con la nostra auto per il ritorno a Lamayuru la pioggia inizia a creare numerosi rivoli d’acqua, terra e pietre che scrosciano dalle pareti, pietrisco misto a grandine rimbomba sul tetto dell’auto….arriviamo alla strada statale pensando di aver scansato il peggio, invece dopo qualche chilometro, sul passo Fotu La, a 4100 metri, autisti provenienti dal senso opposto ci avvisano che la strada è interrotta prima di Lamayuru.

Non ci scoraggiamo, tornare indietro non è un’opzione, non ci è ancora chiara la natura del problema. Piove forte certo ma solo scendendo di qualche tornante dal passo iniziamo a capire: i fianchi delle montagne a bordo strada martellate dalla pioggia danno origine a torrenti sempre più grossi che si riversano a cascata sull’asfalto trasformando la strada stessa in un fiume di fango sdrucciolevole costringendo in certi tratti le auto a veri guadi.

L’Ospitalità Inaspettata: un Rifugio nel Buio

Arriviamo al primo blocco del traffico…moto, auto, bus e camion inerti di fronte ad un tratto di strada coperto da uno spesso strato di fango accumulatosi in una stretta curva. Il blocco durerà 7 ore. Lamayuru è a pochi chilometri e ci dicono che lì i danni provocati dal nubifragio sono anche peggiori. Nessuno ha però notizie precise, i cellulari non hanno connessione. Si fa buio e fa freddo. Il nostro amico Rigzin che ci seguiva nel percorso con la sua utilitaria ci offre di riparare in una casa vicina (intorno a noi regna il nulla!) in attesa dell’intervento risolutore di una draga che non si sa quando arriverà.

Infatti non si tratta proprio di una casa, ma della baita di un pastore, ci arriviamo a tentoni nel buio assoluto, dentro un unico lumino ma forse è meglio così, non vediamo dove ci sediamo e sdraiamo, è l’unico indizio inconfutabile è quello olfattivo. In compenso la signora che ci ha invitato, anche lei rifugiatasi qui con la sua bimba per lo stesso motivo, ci offre té, coperte e cuscini per sdraiarci sul pavimento durante la notte. Lo fa con la naturalezza e la grazia di chi è abituato ad affrontare ogni giorno inconvenienti molto più gravi senza indignarsi e guarda con premurosa apprensione alle nostre paure e difficoltà di adattamento. La bimba, ancora nella sua divisa di scuola, ci scruta sorridendo, il nostro imbarazzo in quella situazione è la misura della nostra grande estraneità al suo mondo.

La Forza d’Animo del Ladakh: “No problem, it happens”

Alle 22,30 fortunatamente una telefona ci riporta in coda al blocco stradale. Un’ora dopo arriviamo a Lamayuru, silenzio spettrale la strada coperta a tratti da cumuli di materiale trascinato dall’acqua. Tundup che ci è venuto incontro con la sua auto ci fa strada verso la guesthouse segnalando le voragini create sull’asfalto dalle frane fangose. L’hotel Grand Moonland, il più grande e recente del villaggio, è stato colpito direttamente da una di queste che ha letteralmente sotterrato la cucina e la grande sala da pranzo oltre il cortile esterno. Turisti ospiti sistemati in altri alberghi, gruppi in arrivo dirottati altrove, attrezzature disintegrate, danni ingenti d’immagine anche per ciò che si potrà temere per il futuro.

Nei giorni successivi l’intero villaggio ha indossato gli stivaloni di gomma per rimuovere quel fango. Murup, il padrone, incontrandoci ci ha chiesto, lui, come stavamo….rideva come sempre fa e alle nostre parole di dispiacere per i danni da lui subiti ha risposto « no problem, we’ll clean it in few days, it happens…. ».

Una sorta di incosciente forza d’animo nei confronti della preoccupante deriva a cui il cambiamento climatico potrà portare questo fragile territorio. Intanto traffico limitato bloccato per giorni sulla grande statale NH1 Srinagar – Leh, obbligo per mezzi piccoli di utilizzare strade secondarie più impervie e disastrate mentre i camion sostano prima dei blocchi per giorni in lunghe file…..voragini da riparare sotto i tornanti che si ricreeranno al prossimo evento temporalesco, inevitabile per loro, per noi la constatazione che nessuna modernità riuscirà mai a contrastare la precarietà del loro vivere quotidiano….e la loro percezione fatalistica.

@genrico@

Vagabondo per natura, cittadino del mondo,appassionato di viaggi,reportage,fotografia, cultura asiatica e tibetana. Pagina ufficiale pubblica su facebook: https://www.facebook.com/lavitaeunviaggio

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