C’è un confine sottile, in India, tra ciò che è stato e ciò che è. Il mio viaggio a Rishikesh, nel settembre del 2024, mi ha portato proprio su quel confine, in un luogo dove un tempo risuonava la musica dei Beatles e dove oggi regna un silenzio profondo. Non un silenzio vuoto, ma un suono fatto di foglie, di rovine e del fruscio delle scimmie, i nuovi custodi di un sogno interrotto.
L’ashram di Maharishi Mahesh Yogi, il luogo che ospitò i Fab Four, non è solo una meta turistica. È una testimonianza del tempo, una lezione sull’impermanenza delle cose e sulla forza della natura, che si riprende sempre ciò che le appartiene. Ho camminato tra i resti delle “84 capanne” a forma di uovo, dove la ricerca dell’illuminazione si è dissolta, lasciando spazio all’arte spontanea dei viaggiatori che, con i loro graffiti, hanno scritto una nuova storia su muri fatiscenti.
Questo piccolo reportage fotografico non è solo un racconto del mio viaggio, ma una riflessione su un’armonia diversa, trovata non nella meditazione, ma nella bellezza di un luogo che ha saputo rinascere. È un’invito a cercare le storie che la storia ufficiale non racconta, quelle che si nascondono tra le crepe del cemento e il verde lussureggiante.
Ti invito a sfogliare queste pagine, sperando che possano far vibrare in te la stessa meraviglia che ho provato in quel luogo.
[CLICCA QUI per sfogliare il reportage fotografico]
