Racconti d’India by Gabriella Quaglia Orientamenti part. 4

Prosegue il viaggio in India, in Kerala, di Gabriella. Ecco il nuovo racconto-reportage!

Una delle più interessanti espressioni artistico~religiose, nella zona nord del Kerala, sono i Teiyam. Durante i tre mesi invernali, di fronte a piccoli templi nascosti nei boschi, gli dei si manifestano ai loro fedeli. Soprattutto di notte, alla luce dei fuochi e al ritmo frenetico di tamburi e qualche fiato, si compie il miracolo. Un danzatore, spesso trucco sul viso, abito e copricapo sgargianti ed ingombranti, scivola nello stato di trance per trasformarsi nel dio stesso. E come tale si pavoneggia, salta, si contorce e fa versi verso i fedeli intorno a lui. I sacerdoti brahmini del tempio gli stanno intorno per sostenerlo quando la sua eccitazione lo fa barcollare, gli asciugano i sudore a fiotti, gli aggiustano le ampie falde del costume scomposte dalle contorsioni…lui non non sembra accorgersi né di loro né dei fedeli intorno che continuano ad incitarlo. Dopo circa un ora, terminata l’esibizione,seduto su uno sgabello con posa solenne, inizia ad ascoltare i fedeli già pronti in fila per ottenere la sua benedizione e qualche consiglio prima che lo spirito divino lasci il suo ospite umano. La notte continua con un nuovo dio che si impossessa di un altro danzatore e così via fino al mattino quando gli spiriti e le fiamme si placano e si spengono.
Musicisti e danzatori, appartengono tutti alla stessa comunità di villaggio, ognuno è destinato ad ospitare un unico e particolare Dio, sono predestinati a ciò e si tramandano questa arte di padre in figlio. Il danzatore di Teiyam non rappresenta semplicemente la divinità ma si trasforma nel dio stesso che viene a concedersi agli uomini in quelle particolari circostanze e tutti, per quelle notti, a lui si inchinano come tale.
Il Teiyam è un rito molto antico che risale ad una società arcaica precedente al sistema indù delle caste e costituisce una sorta di compensazione. per la casta inferiore a cui appartengono le famiglie dei danzatori.
Il loro corpo e la loro mente durante il rito mutano nell’essere divino a cui tutti si prostrano per essere benedetti, compresi coloro che nella vita normale mai gli consentirebbero di accedere a casa loro o di condividere un pasto…..
Non capiamo fino in fondo e vorremmo più risposte su come tutto ciò possa convivere con il Kerala comunista, e indu’, di quei ragazzi che si accalcano anche lì, nel buio intorno al tempio…. ma ogni parola sarebbe inadeguata.

@genrico@

Vagabondo per natura, cittadino del mondo,appassionato di viaggi,reportage,fotografia, cultura asiatica e tibetana. Pagina ufficiale pubblica su facebook: https://www.facebook.com/lavitaeunviaggio

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