Cosa succede quando la passione per l’avventura incontra la genitorialità? L’Ecuador On the Road risponde a questa domanda abbattendo ogni tabù. Il taccuino di viaggio di Maddalena è un inno al coraggio di non fermarsi: 11 giorni intensi in Ecuador, affrontati con suo marito Riccardo e il loro figlio di soli sei mesi, Nicola. È un racconto sincero e coraggioso che, fin dalle prime pagine, costringe a fare una domanda: è possibile viaggiare così, in famiglia? Sì, è possibile, ed è meraviglioso.
L’Ecuador con un Neonato
Il Libro di viaggio è una narrazione sincera e coraggiosa di un’avventura (e che avventura dico io) con suo marito Riccardo e il figlio di soli sei mesi, Nicola.
Il libro smantella il mito che un viaggio così intenso debba essere rimandato per un bambino piccolo.
Maddalena ci guida attraverso un itinerario ricco di contrasti, dai vulcani della Sierra (come il Chimborazo) fino alla costa dove si emoziona per l’avvistamento delle balene, non nascondendoci le sfide: le notti insonni, la gestione dell’altitudine e la necessità di una sicurezza costante.
Il cuore pulsante del libro è proprio il coraggio di questa famiglia viaggiatrice. Nonostante le difficoltà logistiche, il messaggio,a mio avviso, risulta potente: con organizzazione, flessibilità e adattamento, l’avventura è possibile. Un racconto caldamente consigliato a tutti i neo-genitori che sognano di non rinunciare ai propri viaggi.
Dopo aver letto L’Ecuador On the Road, ho cercato Maddalena e Riccardo per un “dietro le quinte” più intimo. Volevo capire come hanno gestito in pratica l’allergia di Nico, il problema della sicurezza e, soprattutto, qual è il loro consiglio per i genitori viaggiatori. La loro schiettezza mi ha regalato un’intervista esclusiva, che approfondisce gli aspetti logistici e pratici del viaggio.
Ecco, parola per parola, la nostra conversazione.
Il “Dietro le Quinte” di un Viaggio On the Road [INTERVISTA]
Il taccuino di viaggio di Maddalena, L’Ecuador On the Road è una narrazione sincera e coraggiosa di un’avventura di 11 giorni in Ecuador, affrontata con suo marito Riccardo e il figlio di soli sei mesi, Nicola. Il libro smantella il mito che un viaggio così intenso debba essere rimandato per un bambino piccolo.
L’autrice ci guida attraverso un itinerario sfidante e ricco di contrasti, dai vulcani della Sierra (come il Chimborazo) fino alla costa dove si emoziona per l’avvistamento delle balene. Maddalena non nasconde le sfide: le notti insonni, la gestione dell’altitudine e la necessità di una sicurezza costante. Il cuore pulsante del libro è proprio il coraggio di questa famiglia viaggiatrice. Nonostante le difficoltà logistiche, il messaggio è potente: con organizzazione, flessibilità e adattamento, l’avventura è possibile. Il racconto è caldamente consigliato a tutti i neo-genitori che sognano di non rinunciare ai propri viaggi.
Il Dietro le Quinte del Viaggio: Intervista Esclusiva
Dopo aver letto L’Ecuador On the Road ho cercato Maddalena e Riccardo per un “dietro le quinte” più intimo. Volevo capire come hanno gestito in pratica l’allergia di Nico, il problema della sicurezza e, soprattutto, qual è il loro consiglio per i genitori viaggiatori. La loro schiettezza mi ha regalato un’intervista esclusiva, che approfondisce gli aspetti logistici e pratici del viaggio.
Ecco, parola per parola, la nostra conversazione.
Inizio in Ecuador e Amore per i Viaggi
Domanda 1: Voi siete una famiglia italiana residente a Quito… come è iniziata la vostra vita in Ecuador e quali passioni coltivate al di fuori dei viaggi?
Risposta 1: abbiamo iniziato la nostra vita in Ecuador grazie a Riccardo che è stato mandato a Quito per lavoro, siamo arrivati ad ottobre 2023 ed io ero già incinta di Nicola al settimo mese. Al di fuori dei viaggi ci piace fare trekking, gustare del buon cibo e in generale scoprire e fare cose nuove con uno sguardo sempre curioso. Ci piace andare in barca a vela, infatti non perdiamo mai occasione per andarci anche con Nico. Avevamo anche una barchetta a vela che tenevamo a Vado Ligure di fronte casa, l’abbiamo venduta dovendo partire. Riccardo ha anche la passione per la fotografia, infatti le foto del libro sono le sue.
Domanda 2: Qual era la vostra esperienza di viaggio prima di Nico? (Siete sempre stati amanti dei viaggi on the road o è stata un’esperienza nuova per voi?)
Risposta 2: prima di Nico abbiamo fatto viaggi di ogni genere, dalla crociera, al viaggio con una sola meta al viaggio on the road, dipendeva dai giorni di vacanza disponibili. ad esempio è stato simpatico il viaggio on the road che facemmo nel 2022 dove noleggiamo una motocicletta e ci facemmo tutto il giro dell’ isola di Creta. dormivamo una o due notti in un posto, ci giravamo i dintorni anche nella parte interna dell’isola su strade sterrate il luoghi isolati e poi cambiavamo alloggio proseguendo il viaggio. nel 2021 ne facemmo una attraverso la costiera amalfitana e parte della puglia. infine un altro a febbraio 2023 in Marocco, dove non noleggiammo nulla ma ci movemmo coi mezzi pubblici toccando come città Marrakech, Zagora dove dormimmo nel deserto in tenda ed Essaouira.
Domanda 3: Qual è stato il posto che vi è rimasto più nel cuore e perché? (Se doveste consigliare un solo luogo in Ecuador tra quelli visitati, quale sarebbe?)
Risposta 3: non riuscirei mai consigliare un solo posto in Ecuador tra quelli che ho visitato perchè penso che i posti che restano nel cuore siano estremamente soggettivi, infatti un luogo, qualunque esso sia, non è fatto solo dalla vista, da come appare, bensì da come lo si percepisce, da come ci fa sentire quando siamo lì, dal nostro stato d’animo e molte altre variabili. Quindi quello che riferirò è il MIO, personale, posto del cuore. La mia amata, come si evince anche nel libro, Santa Marianita. é un piccolo villaggio sull’oceano fatto da una strada principale asfaltata ed una sterrata che costeggia il mare. Qui oltre a poter gustare ottimi drinks e cibi locali nei vari chiringuitos sulla spiaggia, puoi noleggiare ombrellone e lettini o iscriverti ad una scuola di kitesurf per i più spericolati. Quello che mi ha fatto innamorare di questo posto è stato il sorriso degli abitanti, l’odore del mare misto alla serenità che si respirava e, soprattutto, l’accoglienza delle persone, come la cara amica Gabriella, di origine italiana, che porta avanti un ottimo ristorante italiano di nome “trattoria da Gabriele”.
Domanda 4: Qual è stato il ricordo più bello che avete di questo viaggio? (Un momento specifico di pura gioia o meraviglia che vi portate dentro).
Risposta 4: personalmente, se dovessi scegliere un solo ricordo specifico credo che il più bello sia stato quando ho visto saltare la mamma balena, con tutta la sua maestosità, da così vicino. con affianco sempre il cucciolo, un po’ come me con Nico!
Domanda 5: C’è stato un momento in cui avete pensato: “Basta, torniamo a casa!”, o in cui vi siete pentiti della partenza?
Risposta 5: in realtà no.. non c’è mai stato un momento in cui ci siamo pentiti perchè comunque, anche dopo l’ennesima notte insonne, quello che vivevamo durante il giorno ne valeva mille volte la pena. Anche perchè dai.. tanto Nicola non dormiva neanche a casa nella quotidianità!!!
Domanda 6: Avete menzionato il problema dell’allergia al latte di Nicola. Questa condizione ha influenzato anche la vostra alimentazione in viaggio? (C’è stato un piatto tipico che avete dovuto evitare per paura di contaminazioni?)
Risposta 6: no la sua allergia non ha condizionato affatto la nostra alimentazione perchè col fatto che aveva solo sei mesi avevamo iniziato sì lo svezzamento ma andava molto a rilento, lui si alimentava praticamente ancora solo di latte, quello in polvere specifico per l’allergia. Le scatole le avevamo portate con noi da casa per stare sul sicuro (come cito anche nel libro).
Domanda 7: Come siete riusciti a gestire l’altitudine e le temperature estreme con un neonato, in particolare sul Chimborazo?
Risposta 7: in realtà vivendo a Quito che sta a 3000 m.s.l.m. non abbiamo dovuto gestire chissà quale differenza di altitudine.. il punto più alto in cui abbiamo dormito era il Quilotoa a meno di 4000 m.s.l.m. e non ne abbiamo risentito tanto, non abbiamo avuto il famoso “mal di montagna”. Al Chimborazo invece, che è stato il punto più alto che abbiamo visitato, quasi 5000 m.s.l.m., ci siamo arrivati, l’abbiamo visitato e poi siamo riscesi alloggiando a Guamote a circa 3000 m.s.l.m., con un neonato era già abbastanza così. per il freddo invece basta coprirsi bene, abituati agli inverni italiani, il freddo non era così estremo. Ad esempio nel deserto di Palmira che faceva freddo soprattutto perchè tirava un vento gelato (ma ripeto, in Italia d’inverno fa più freddo), dato che stavamo all’aperto tutto il tempo, gli avevo messo due paia di calzini pesanti, due paia di pantaloni (uno felpato), un body a manica lunga, una felpa, un giacchino impermeabile e un cappellino di lana. Oltre al fatto che stava dentro al marsupio che comunque lo copriva.
Domanda 8: La differenza tra la comunità indigena della Sierra (Guamote/Comunidad Chanchan) e quella della Costa (Agua Blanca/Puerto López) è stata forte. Quali sensazioni vi ha lasciato l’approccio dell’associazione Inti Sisa (l’ostello/scuola a Guamote)?
Risposta 8: la sensazione che mi ha lasciato l’approccio dell’associazione Inti Sisa è un misto tra curiosità e timore, tipo quella di quando sei consapevole che stai visitando una “perla rara”, per il modo in cui entrano (e ci hanno fatto entrare) “in punta di piedi” nella comunità, in casa di queste persone così semplici che vivono veramente solo del loro operato quotidiano. Oltre al fatto che a loro volta offrono servizi a questi abitanti come ad esempio la scuola. Una grande differenza con la comunità della costa che è stata resa molto più turistica.
Domanda 9: Avete menzionato il problema della sicurezza, specialmente a Guayaquil e lungo la Costa. Vi siete mai sentiti realmente in pericolo, o è stata più che altro una percezione e una precauzione costante?
Risposta 9: devo dire che solo raramente mi sono sentita leggermente in pericolo perchè, evitando determinate zone stavamo abbastanza sul sicuro, mai troppo perchè comunque ovunque vai può capitare che ti ritrovi come al centro commerciale Plaza La Quadra a Manta (un piccolissimo centro all’aperto con negozi e ristoranti) che all’ingresso del parcheggio con la sbarra c’è una guardia col mitra.. e allora due domande te le fai. Oppure quando ci siamo fermati in una pompa di benzina appena dopo Guayaquil (sconsigliata per la criminalità) giusto per cambiare il pannolino velocemente a Nico e abbiamo visto la stessa moto con due uomini sopra che è passata vicino già due volte e abbiamo pensato bene di alzare i tacchi e andarcene immediatamente.
Domanda 10: Avendo superato tutte queste sfide, qual è il consiglio pratico più importante che dareste ad altri genitori italiani che sognano di affrontare un lungo viaggio in Ecuador con un neonato?
Risposta 10: sicuramente il consiglio più spassionato è Organizzazione con la O maiuscola. Per quanto questo fosse un viaggio on the road, lasciare ben poco al caso ed essere lungimiranti. Noi adulti possiamo fare a meno di tante cose ma i neonati spesso no e alla fine il viaggio non diventa più un piacere
L’esperienza di Maddalena, Riccardo e del piccolo Nicola è la prova che l’avventura non deve finire con l’arrivo di un figlio, ma anzi, può trasformarsi e arricchirsi.
Ciò che emerge da questo viaggio, raccontato con tanta onestà nel libro e nell’intervista, non è tanto l’assenza di problemi, quanto la capacità di gestirli con amore e, soprattutto, con un’organizzazione impeccabile. Il loro consiglio, “Organizzazione con la O maiuscola,” è il vero tesoro che lasciano in eredità a tutti i genitori viaggiatori.
Grazie a loro, possiamo guardare all’Ecuador e al mondo intero non con timore, ma con la consapevolezza che, armati di un marsupio, di un buon piano e di tanto spirito di adattamento, il viaggio più bello è sempre quello che facciamo insieme.
Se, leggendo le loro parole, vi è venuta voglia di fare i bagagli, non resta che recuperare il loro libro di viaggio, L’Ecuador On the Road per trovare l’ispirazione necessaria per la vostra prossima grande avventura di famiglia.
Riflessioni e Conclusione e link
L’Ecuador On the Road è un libro che affascina per i suoi paesaggi e commuove per la sua onestà. È caldamente consigliato non solo a chi sogna l’Ecuador, ma a tutti i neo-genitori che temono di dover rinunciare ai propri sogni di viaggio. Maddalena riesce a trasmettere la lezione più importante: ogni passo fatto in famiglia è un passo di crescita, e il viaggio più importante è quello che trasforma la coppia in una famiglia viaggiatrice.
Un racconto avvincente che lascia nel lettore un profondo senso di ispirazione e la voglia di fare i bagagli immediatamente.
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Meraviglioso, non serve aggiungere altro!