Nepal, Kathmandu 2023
Sveglia all’alba. La stanchezza accumulata dei giorni passati si fa sentire, ma è una stanchezza buona, di quelle che portano con sé il ricordo delle meraviglie viste. Oggi è un’altra giornata di scoperte, di pagode e templi che si nascondono nella Valle di Kathmandu
L’arrivo a Kirtipur
La luce del mattino si stende sulle colline, illuminando i tetti di tegole e i profili delle montagne lontane. Dopo l’aria caotica e polverosa della città, qui l’atmosfera è diversa: più pulita, più tranquilla, come se custodisse storie antiche.
Arrivo a Kirtipur. Le sue stradine si arrampicano verso l’alto, e tra queste pieghe di pietra e silenzio incontro il Chilancho Stupa. Non è solo un monumento, ma un luogo che racconta, senza parole, il tempo che passa e quello che resta.
La storia dello Stupa
Si narra che le origini di questo luogo risalgano addirittura al III secolo a.C., quando l’imperatore Mauryan Ashoka fece costruire diversi stupa nella valle.
Anche se le prove storiche sono difficili da trovare, la tradizione lo considera uno dei monumenti più antichi di Kirtipur, risalente a un’era medievale.
La sua struttura attuale è una celebrazione dell’architettura buddista e newari. La base a gradoni, la grande cupola bianca e la punta con i famosi occhi del Buddha che tutto vedono, sono elementi che fondono devozione e arte.
Ogni dettaglio, dalle bandiere di preghiera agli intagli elaborati, parla del profondo legame che il popolo locale ha con la sua spiritualità.
È un luogo di pellegrinaggio e un simbolo di resilienza, un faro che ha resistito ai secoli e agli eventi sismici che hanno spesso scosso la regione.
La fotografia e il suo significato
E poi, d’un tratto, il silenzio si rompe: un bambino attraversa la soglia. È un lampo, un movimento improvviso, una scintilla di vita che rompe l’immobilità del luogo. Passa veloce, con l’innocenza di chi non sa di avere, in quel momento, un ruolo.Lo osservo e penso che in quella scena c’è tutto: l’eterno e l’effimero, il passato che non svanisce e il futuro che corre. Poi rivedo la scena nella foto. Il bianco e nero toglie il rumore al mondo e lascia solo l’essenza: lo stupa immobile, imponente, e quel bambino che diventa un ponte tra secoli e attimi, tra la solennità di una fede e la leggerezza del presente. Un passo dopo l’altro, la vita continua a scrivere la sua trama.
