Orientamenti Torino: un impegnativo anno 2019 per il Ladakh

Anche il 2019 ha visto l’Associazione Orient@menti molto impegnata sia qui in Italia che, da fine maggio a settembre, direttamente sul “campo” in Ladakh.

Ho chiesto a Gabriella Quaglia e Mario Stefani di raccontare per “Life’s a Journey” com’è stato il 2019, le varie attività che hanno portato avanti, i progetti futuri e dandogli appuntamento per l’inizio della primavera 2020, qui in provincia di Cuneo, dove non mancheremo di fargli sentire l’affetto per tutto quello che fanno!

Intanto con Gabriella e Mario saremo assieme il 17 Novembre alle ore 16.30 a Milano per bookcity! Vi aspettiamo..

Lascio la parola a loro!

L’Associazione ORIENT@MENTI di Torino è nata nel 2007 con l’idea di avviare una relazione di sostegno, conoscenza e amicizia reciproca con la comunità di un piccolo villaggio in Ladakh, la regione himalayana nell’estremo nord dell’India. Solo recentemente il Ladakh ha ottenuto lo status di Union Territory dell’India, separandosi dalla regione del Jammu&Kashmir con cui prima costituiva l’omonimo Stato, all’estremo nord della Confederazione Indiana. Stretto fra le catene dell’Himalaya e del Karakorum è un territorio montuoso prevalentemente roccioso e desertico con altipiani e valli immense, sempre ad altezza superiore ai 3500 mt. ed attraversato dai grandi fiumi Indo, Zanskar, Shyok e Nubra. La sua popolazione, di circa 230.000 abitanti, vive nei villaggi disseminati lungo le vie d’acqua e nell’unica città, Leh, principale snodo commerciale e turistico. Nei mesi invernali le temperature scendono fino a -30° e chiusi per neve tutti i passi stradali l’unico accesso alla regione rimane quello aereo. Anche le comunicazioni interne non sono facili, le strade del fondovalle e quelle che attraversano gli alti passi sono spesso interrotte dalla neve o da frane ed allagamenti: la naturale fragilità del territorio è aggravata dalle conseguenze di uno sfruttamento mal gestito delle risorse turistiche, e dal crescente inquinamento del suolo dovuto a sproporzionate edificazioni ed eccesso di rifiuti da smaltire.

La religione prevalente è il buddhismo tibetano che permea quasi interamente la cultura, l’arte e la vita sociale di questo “Piccolo Tibet”, che coesiste con molti insediamenti di religione musulmana, soprattutto nella zona di Kargil.

Ogni villaggio ha una scuola pubblica per l’educazione di base ospitata in edifici spesso fatiscenti e con insegnanti statali ai quali ogni 2 anni viene imposto di cambiare sede per limitare e meglio distribuire il disagio degli incarichi nelle zone isolate e lontane da casa.

Come in tutta l’India chi può sceglie le scuole private che seducono le famiglie facoltose con ogni genere di servizi aggiuntivi, sia nella didattica sia nelle strutture residenziali(ostelli); servizi di cui sono invece molto carenti le scuole statali.

Le scuole pubbliche rimangono quindi lo spazio ideale per favorire il diritto anche delle famiglie più deboli ad un’istruzione qualificata, regolare, accessibile e paritaria per i loro figli. Ed è in questo spazio che la nostra Associazione ha deciso di lavorare.

Insieme alle autorità dei villaggi, a presidi, insegnanti ed alle famiglie abbiamo realizzato progetti partecipati di solidarietà a supporto dei servizi educativi di base ed a beneficio delle persone più svantaggiate per condizioni fisiche, psichiche, economiche e familiari. Lo scopo è favorire la loro inclusione sociale e scolastica e soddisfare i loro bisogni essenziali e, di conseguenza, lo sviluppo della loro comunità. Contestualmente, rafforziamo le nostre capacità di comprendere la loro cultura e di farcene testimoni in Italia.

Lamayuru è stata per 10 anni la nostra casa in Ladakh; la sua scuola e il suo ostello assorbono la maggior parte delle nostre attenzioni e del nostro impegno come associazione. Tuttavia, già da tempo, ampliando le nostre conoscenze ed esperienze abbiamo incontrato altra realtà, testimoni di buone intenzioni nel campo dell’educazione a favore delle fasce più povere, in difficoltà per carenza di risorse, con cui vorremmo avviare percorsi di collaborazione solidale.

COSA FACCIAMO in LADAKH

  1.  Scuola di Lamayuru, progetto “Together in Lamayuru”

La relazione di solidarietà con questo villaggio si è sviluppata a partire dal 2008 grazie ad una progettazione partecipata fra noi, le autorità locali e tutte le persone che là si occupano della piccola scuola pubblica che raccoglie circa 90 bambini e ragazzi dai 3 ai 16 anni. Questi sono distribuiti su 3 strutture scolastiche:

  • la Governement High School, la sede principale
  • la Yokma School, una piccola sede decentrata
  • la Mimmo School, ovvero l’ICDS – Integrated Child Development Scheme – un servizio statale di aiuto alla maternità ed alla prima infanzia, che ospita bimbi fino ai 4 anni

Nei primi 2 anni abbiamo finanziato i lavori di ristrutturazione della Mimmo School, un servizio di tutoraggio nel periodo invernale di chiusura della scuola, alcune gite scolastiche, l’acquisto di un generatore, di sussidi informatici ed arredi.  Abbiamo altresì avviato la fornitura del materiale scolastico necessario per tutti gli studenti del villaggio, azione che da allora si ripete ogni anno sulla base delle specifiche esigenze comunicate dagli insegnanti.

A parte diverse azioni di sostegno all’attività didattica realizzate nei primi 2 anni, richieste dal villaggio, l’oggetto principale del finanziamento a Lamayuru, dall’anno 2010, è l’OSTELLO, ospitato in locali e dormitori all’interno del complesso scolastico.  Per i primi dieci anni i ragazzi dormivano in alcune aule della scuola sommariamente adattate. Successivamente gli Uffici Scolastici Distrettuali dello Stato J&K, coinvolti in un tentativo di dare continuità istituzionale al servizio, a fronte del nostro impegno a proseguire nel finanziamento delle spese di gestione, hanno realizzato uno nuovo edificio, attiguo alla scuola, con dormitori e spazi comuni per accogliere i circa 45 bambini e ragazzi, dai 6 ai 16 anni, per 7 giorni settimanali, per 9 mesi l’anno, nei momenti diversi dall’orario scolastico.

Grazie ad un cuoco messo a disposizione dal villaggio ed alla nostra fornitura del cibo necessario, vengono garantiti tutti i pasti, compresa un’integrazione dei pochi alimenti forniti dalla scuola agli studenti nella pausa pranzo delle lezioni.  Inoltre un’assistente a carico del progetto si prende cura dei ragazzi e li aiuta anche nei compiti e nello studio. 

Ogni anno, oltre al materiale scolastico ed ai sussidi didattici, forniamo equipaggiamento ed attrezzature per i dormitori, la cucina e gli altri spazi per rispondere alle esigenze di base della scuola e dell’ostello. 

La scuola rimane chiusa dal 15 dicembre al 1° marzo a causa del clima estremamente rigido (-20/25 gradi) mentre l’estate chiude per soli 15 giorni. Ed è nei mesi estivi che ogni anno ci rechiamo a Lamayuru per verificare lo stato del progetto e comprendere come lo stesso debba proseguire in accordo con il direttore della scuola, gli insegnanti e le autorità del villaggio. Durante il nostro soggiorno troviamo ogni occasione sia per confrontarci con le famiglie e sondare il loro apprezzamento sul servizio sia per condividere le diversi attività della giornata con i bambini offrendo la collaborazione ove necessaria. A tale scopo promuoviamo iniziative di volontariato fra soci ed amici dell’Associazione.

I giudizi raccolti sono unanimi nel ritenere largamente positivi i risultati ottenuti dal nostro progetto in questi 11 anni: la qualità della scuola percepita dalle famiglie è molto migliorata, il rendimento scolastico misurato dagli insegnanti nei test di valutazione ha portato la scuola ed essere tra le prime 5 scuole pubbliche del Distretto di riferimento,  grazie al tempo che nell’ostello i ragazzi dedicano allo studio, al confronto ed all’aiuto reciproco costanti che stimolano il loro impegno. A casa, spesso isolati in contesti poco incentivanti l’apprendimento, lo studio sarebbe in costante competizione con gli impegni domestici richiesti della famiglia.

Quest’anno il nostro soggiorno in Ladakh è durato alcuni mesi e ciò ha consentito, nelle numerose settimane trascorse a Lamayuru, di approfondire meglio la conoscenza del villaggio, delle famiglie e dello staff della scuola, ma soprattutto consolidare la relazione di fiducia e complicità con i bambi ed i ragazzi della scuola.

Come ogni anno una commovente accoglienza ci aspetta al nostro arrivo alla scuola. Ogni bambino ha una sciarpa bianca in mano (kata) che ci viene posata al collo in segno di benvenuto. Strette di mano, abbracci, un momento veramente emozionante. Il nuovo preside, la nuova assistente dell’ostello, i nuovi insegnanti… tante novità ma soprattutto i ragazzi felici di rivederci.

Il nuovo edificio scolastico in uso da 2 anni è ampio ma già in precarie condizioni di manutenzione, e le aule sono ancora spoglie di arredi. Dietro la scuola sorge il nuovo ostello, da completare l’ultimo piano ma già operativo tutto il primo piano. Hanno spazi ampi e luminosi prima impensabili con le camere da letto e il grande corridoio verandato per le attività in comune. I servizi igienici sono ancora esterni e faticosi da raggiungere, speriamo riescano a terminare presto quelli nuovi attigui ai dormitori.

Con il preside, gli insegnanti e le autorità del villaggio e i ragazzi abbiamo messo a punto l’elenco di quanto necessarie per questo anno scolastico e per la funzionalità del nuovo ostello. Come sempre niente viene dato per scontato, le loro richieste si limitano all’essenziale e richiedono sempre la nostra condivisione.

Poi seguono i momenti in cui si aprono le lettere dei bambini delle scuole italiane ed esplode la loro curiosità per le immagini e le parole ricevute.

La loro quotidianità per molte giornate ha scandito la nostra.

Con loro abbiamo giocato, ballato, cantato, e partecipato a:

– manifestazioni sportive regionali (competizioni con altre scuole, Olimpiadi scolastiche del Ladakh tenutesi per una settimana a Leh); 

– cerimonie religiose del villaggio di Lamayuru (il Cham, festival del Monastero di Lamayuru; le puja

e i teachings, preghiere e riti collettivi durante la visita di monaci importanti)

– numerose celebrazioni e feste che scandiscono il ritmo della vita di grandi e piccoli in questo come in ogni villaggio del Ladakh ed alimentano il nucleo portante dell’aggregazione delle loro comunità.

Dai ragazzi ci siamo fatti guidare sulle loro aspre montagne per cercare minerali e posare sulle cime i nastri di bandierine con le preghiere da liberare nel vento.

Abbiamo ascoltato le famiglie, le loro storie e le loro ambizioni, scoprendo logiche e abitudini di solidarietà, aggregazione familiare e competizioni. Abbiamo sondato gli effetti, positivi e negativi, di una modernità che incalza, seduce e semplifica la loro vita ma minaccia gravemente l’equilibrio sociale e ambientale del loro futuro.

Non abbiamo certo trovato noi, figli di un occidente viziato e incurante del futuro della terra e delle prossime generazioni, alcun insegnamento per loro, ma abbiamo osservato con piacere  l’avvio coraggioso di buone pratiche a tutela della cultura e del territorio, e con queste saremo solidali nei nostri progetti.

Crediamo che, sostenendo le loro opportunità ed istituzioni educative, possiamo favorire negli adulti di domani una migliore consapevolezza dei pericoli ed una maggiore conoscenza di nuovi strumenti utili per uno sviluppo più sostenibile.

  • Progetto con la scuola di Takmachik

Il villaggio di Takmachik, sulla sponda sinistra del fiume Indo nella Arian Valley sul corso dell’Indo, ha circa 600 abitanti.

La scuola era già stata visitata negli anni precedenti ma solo nel 2019 abbiamo avviato la nostra collaborazione. La scuola pubblica è piccola ed accoglie 31 bambini di cui 18 piccoli nelle classi di prescuola, e 13 nelle classi dalla prima alla settima (quindi dai 6 ai 12 anni). È ovviamente l’unica scuola del villaggio ed accoglie i figli dei contadini più poveri della piccola comunità mentre i bambini delle famiglie benestanti frequentano come sempre le scuole residenziali private a Kaltze o a Leh.

Durante i nostri incontri ci hanno accolto, oltre il capo del villaggio, il direttore della scuola, gli insegnanti, il Village Educational Comittee, e molti genitori, e con loro abbiamo avviato la progettazione ascoltando le loro esigenze ed individuando le necessità più urgenti.  Abbiamo finanziato l’acquisto di materiali ed attrezzature scolastici essenziali ed altri beni necessari ai bambini. Il prossimo anno, approfondita la reciproca conoscenza e rafforzato il legame di fiducia, potremo comprendere quali altre azioni, anche più impegnative, servirà mettere in campo.

  • Progetto con l’Ostello Riglam di Saboo-Leh

IL RIGLAM HOSTEL di Saboo- Leh, per studenti orfani o senza cure famigliari, è gestito dalla Sezione Giovani della L.B.A. Ladakh Buddhist Association Youth Wing). La L.B.A. è nata nel 1836 e rappresenta tutte le famiglie buddiste del Ladakh con la finalità di conservare e promuovere il loro patrimonio culturale e religioso tradizionale nonché di assicurare l’educazione ed i bisogni fondamentali dei soggetti più deboli della comunità.  Una sorta di società di mutuo soccorso in un contesto sociale sostanzialmente privo di servizi pubblici assistenziali che, in questo caso, si prende cura di bambini orfani o in stato di abbandono. L’ostello, appena fuori Leh, è operativo dal 2015 in un edificio di recente costruzione, inaugurato dal Dalai Lama, e  si stende un’enorme pietraia che delle alture soprastanti degrada verso Choglamsar, il villaggio abitato per la maggior parte da profughi tibetani in esilio, sia eredi di quanti hanno accompagnato il Dalai Lama in fuga dal Tibet nel 1959, incalzati dai

cinesi, sia tibetani che da allora hanno continuato ad espatriare clandestinamente attraverso i passi himalayani sul confine indo-cinese.

Nelle sue stanzette ordinate accoglie, per quasi tutto l’anno, 42 bambini dai 4 ai 14 anni, provenienti da ogni parte del Ladakh. I bambini frequentano la Riglam School di Choglamsar dove vengono trasportati giornalmente con uno scuolabus.  Nei 3 mesi di sospensione delle attività scolastiche i bambini vengono affidati a parenti o famiglie volontarie dei villaggi di provenienza.

Con il Presidente della Youth Wing, e i suoi collaboratori, approfondiamo la conoscenza della loro attività, delle modalità di gestione della struttura, dei criteri di individuazione ed ammissione degli ospiti e del funzionamento di questo servizio. Riteniamo importante assicurare il rispetto dei principi e delle finalità statutarie della nostra Associazione in tutte le azioni progettuali, anche quando queste sono a supporto di istituzioni educative gestite da soggetti terzi. Per l’anno 2019 il nostro sostegno ha coperto i costi annuali della warden (assistente) e della hostel mother, l’altra persona che, insieme ad alcuni volontari si prende cura dei bambini quando non sono a scuola, per 7 giorni la settimana.

COSA FACCIAMO IN ITALIA

Informazione e sensibilizzazione sulla cultura dell’India, con specifica attenzione al Ladakh. In particolare poniamo l’accento sulle risorse e gli stili di vita in questo ambiente fisico arido e impervio, con un clima rude per la maggior parte dell’anno, in cui la comunità ha elaborato interessanti modelli di solidarietà per contrastare le difficoltà di sopravvivenza. Ci preme seguire e comprendere come questi modelli potranno adattarsi e resistere al prepotente cambiamento sociale in atto dettato sia dalla “modernità” accelerata dalle reti telefoniche e dalla TV sia dalle esigenze di uno sviluppo incontrollato del turismo.

Organizziamo pertanto:

  • iniziative, eventi pubblici, conferenze e mostre fotografiche in cui raccontiamo quelle realtà e affrontiamo le tematiche che ci interessano, talvolta con la presenza di esperti italiani o indiani
  • spazi di raccolta fondi e disponibilità a favore dei progetti di solidarietà in India.
  • percorsi educativi, gemellaggi, scambi epistolari e sostegni a distanza tra le scuole indiane e classi della scuola primaria e secondaria di diverse regioni italiane
  • promozione di visite in Ladakh tra i soci, gli amici e gli sponsor dell’Associazione, con il nostro accompagnamento, per conoscere e partecipare alle azioni del progetto ed ampliare la relazione di amicizia con quelle comunità
  • partecipazioni ad eventi terzi di interesse per le nostre finalità di conoscenza e solidaristiche
  • una biblioteca tematica volante specifica sull’India (Orientabook)
  • percorsi di volontariato con attività a favore delle scuole e degli studenti dei nostri progetti

COME CONTRIBUIRE AI PROGETTI DI ORIENT@MENTI

Per sostenere le nostre attività in Ladakh potete fare una donazione sul conto di:

Associazione Orient@menti – Via Parucco 26 – Pianezza (Torino)

IBAN IT47S0326830740052855783490

OGNI ALTRA INFORMAZIONE SUL SITO WWW.ORIENTALMENTI.ORG

Ho chiesto ancora a loro della riorganizzazione dello stato del Jammu&Kashmir

REAZIONI A FRONTE DEL CONFLITTO CREATO CON LA RIORGANIZZAZIONE AUTORITARIA DELLO STATO DEL J&K

Il 5 agosto di quest’anno il governo di Nuova Delhi con preventivi arresti di massa ed uno schieramento militare da vero “golpe”, ha annullato le prorogative costituzionali e l’autonomia del Jammu & Kashmir, uno dei 29 stati che componevano, fino al 4 agosto scorso, la confederazione indiana e di cui la regione del Ladakh faceva parte. Nei giorni immediatamente successivi, forte della maggioranza parlamentare, è stata approvata la riorganizzazione del territorio di quello stato in due Territori direttamente dipendenti dal governo centrale. Tutto è avvenuto nel giro di in una settimana. Anche le esaltazioni per il successo che il partito al governo di Delhi ha festeggiato nelle piazze e sui media come “risoluzione” del problema del Kashmir.

Ma la lacerazione provocata da questa strategia di potere lacrima sangue e dolore, per la popolazione kashmira sotto assedio militare con coprifuoco a Srinagar e dintorni e la chiusura di ogni mezzo di comunicazione e di informazione. E per la gente del Ladakh che, per lo più inconsapevolmente, festeggia la separazione dal Kashmir senza sapere di quale autonomia godrà la loro comunità, dal prossimo 31 ottobre, quando dipenderanno direttamente dal governo centrale di Delhi.

La contrapposizione  fra Kashmiri e Ladakhi si respira a Leh, capoluogo del Ladakh, da sempre soprattutto nel campo del commercio e del turismo; scaltri e disinibiti i primi nell’inventare e promuovere ogni servizio richiesto dai turisti monopolizzando progressivamente molte delle attività economiche redditizie della città; più riservati e fedeli alla loro cultura tradizionale contadina i secondi che mantengono invece il ruolo predominante nelle aree rurali e nelle attività di accompagnamento nelle escursioni del territorio montano in alta quota.

Dal Kashmir arrivano notizie scarse e imprecise di qualche scontro ma quel che tutti temono maggiormente è la probabilità di una reazione, inevitabile e violenta, che si scatenerà quando le attuali pesanti restrizioni di movimento verranno allentate.

Di fronte alle nostre domande sulla indeterminatezza del futuro del Ladakh nella nuova veste amministrativa di Territorio dell’Unione, dipendente direttamente dal governo centrale di Delhi, le persone non direttamente coinvolte nel movimento separatista, non sanno cosa rispondere, ma alla fine il ritornello è: da 70 anni che aspettavamo questa separazione ed ora è finalmente realtà. Solo pochi non riescono a nascondere una forte preoccupazione per quanto succede in Kashmir e per le ripercussioni che quelle sorti avranno presso di loro. Pensano a tutta la comunità musulmana che vive in Ladakh, da sempre vicina di casa, e a come questa reagirà nel caso di uno scontro aperto fra i loro fratelli kashmiri e la comunità buddista. Osservano con preoccupazione la drastica diminuzione nei mercati delle merci provenienti dal Kashmir, che sostengono la povera economia agricola e manifatturiera di queste valli pietrose. Con il coprifuoco a Srinagar i ladakhi sono costretti a far arrivare le merci dall’unica altra strada di collegamento con le pianure indiane, quella da Manali. Il percorso è più lungo e accidentato ed i prezzi delle merci aumentano.

Anche il turismo vive questa paura. Nelle ultime settimane l’eco di questa destabilizzazione ha scoraggiato alcune agenzie soprattutto indiane ed i cambi obbligati all’ultimo momento degli itinerari che comprendevano Srinagar ed il Kashmir non ha certo favorito nuovi arrivi. La diminuzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è palese.

Ma le conseguenze più pesanti le vivono soprattutto i kashmiri di Srinagar dove le restrizioni sono ancora oggi le più pesanti: scuole, uffici, moschee chiusi, permesso di circolazione, solo nei pressi della propria abitazione e solo nelle prime ore del mattino per procurarsi il cibo e per altre funzioni indispensabili. Gli ospedali aperti solo per i casi gravi ed urgenti, le medicine scarseggiano ovunque perché le farmacie non hanno più sufficienti approvvigionamenti.

La stampa nazionale indiana tace ad eccezione delle testate che infrangono a loro rischio e pericolo il silenzio imposto con leggi di polizia ad hoc, per “non fomentare disordini pubblici.

Il popolo ladakho, in larga prevalenza di religione buddhista tibetana, ha sempre mostrato il suo carattere tollerante e pacifico ed ha sopportato con grande forza nella storia passata i flussi commerciali  della Via della Seta fra Cina e Asia Centrale e nel presente l’ingresso dei lavoratori stagionali dal Nepal e dal Bihar, il saluto dei figli che si allontanano senza alternativa per ragioni di studio e il passo pesante delle decine di migliaia di militari provenienti da altre parti dell’India per la difesa dei confini con la Cina e il Pakistan.

In questa complicata situazione di annullamento della loro autonomia, è difficile prevedere quanto sapranno e vorranno difendere la loro antica cultura e un’economia turistica a gestione locale dall’assalto dei capitali e delle tecnologie della “tigre” indiana, reso possibile dal nuovo assetto istituzionale.

@genrico@

Vagabondo per natura, cittadino del mondo,appassionato di viaggi,reportage,fotografia, cultura asiatica e tibetana. Pagina ufficiale pubblica su facebook: https://www.facebook.com/lavitaeunviaggio

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