Old Srinagar, la Moschea di Khanqah Shah-e-Hamadan

Il suo nome era Alì, nato ad ottobre del 1314; il suo titolo  Shah-e-Hamadan  ed è  stato un persiano sufi ed importante studioso musulmano sunnita.

Hamadan proveniva da una famiglia istruita; scrisse numerose opere brevi di spiritualità e Sufismo, alcune divenute molto celebri.

Il suo insegnante disse:  “Viaggiare per il mondo, incontrare i santi, trarre benefici da loro il più possibile.” E Alì lo prese in parola: partendo  dalla città di Hamadan in Persia, nel 13 ° secolo, divenne  un viaggiatore prolifico e viaggiò in lungo ed in largo per tutto il mondo musulmano.

Perché ricordare questo importante sufi?

Ci troviamo in Kashmir, a Srinagar e Alì è stato colui che ha diffuso  l’Islam in queste terre oltre che a “plasmare” la cultura della valle del Kashmir.

In Kashmir, Shah-e-Hamadan ha iniziato a predicare l’Islam in maniera organizzata. Lui ed i suoi seguaci hanno contribuito all’istituzione di un gran numero di moschee in ogni angolo della valle; nella Old Srinagar sto per visitare l’antica moschea a lui dedicata, dopo aver atteso una buona mezz’ora perché in corso un funerale.

La moschea di Shah Hamadan è uno degli edifici più antichi di Srinagar, la sua costruzione risale al 1395, grazie al sultano Sikander, dieci anni dopo la fondazione della Jama Mashjid, l’altra importante moschea.

Moschea srinagar

La Khanqah di Shah Hamadan costruita sulle rive del fiume Jhelum è  una struttura in legno la cui caratteristica principale è la sua estetica: facciate e sale interne splendidamente scolpite e ricoperte di elaborati motivi in cartapesta, oltre che bellissimi Khatamband .

L’arte del Khatamband è molto conosciuta ed apprezzata in Kashmir; si inseriscono piccoli pezzi di legno (preferibilmente di noce o legno deodar) incastrati fra di loro creando disegni floreali o geometrici, tutto senza l’uso di chiodi ma solo ad incastro.

Purtroppo la Moschea ha visto tragici episodi minarne la sopravvivenza: distrutta dal fuoco nel 1479, riedificata e nuovamente bruciata nel 1731, fu ricostruita senza l’uso di chiodi e di viti ma esclusivamente il legno con un sapiente uso degli incastri.

La visita a questa bella moschea è libera e si seguono le abituali consuetudini islamiche, togliersi le scarpe e vestirsi in modo sobrio e adeguato; non ho avuto problemi nel fare fotografie, ma è buona norma chiedere sempre prima il permesso.

@genrico@

Vagabondo per natura, cittadino del mondo,appassionato di viaggi,reportage,fotografia, cultura asiatica e tibetana. Pagina ufficiale pubblica su facebook: https://www.facebook.com/lavitaeunviaggio

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