
Nel cuore della splendida Bhaktapur Durbar Square, in Nepal, tra i mattoni rossi e l’architettura Newar che narra millenni di storia, un’immagine mi cattura immediatamente: una scultura di pietra scura, feroce e imponente, ricoperta da polveri rosse di offerta. È l’iconica statua di Narasimha, il “Quarto Avatar” del grande dio indù Vishnu.
Questa scultura non è solo un’opera d’arte o un semplice guardiano; è il punto focale di una delle storie più avvincenti e simboliche della mitologia induista. Per chi, come me, ama i viaggi che vanno oltre la superficie, incontrare Narasimha è come aprire un libro antico sulla manifestazione del Dharma (l’ordine cosmico).
Chi è Narasimha? L’Avatar inatteso
Narasimha (che in sanscrito significa “Uomo-Leone”) è la manifestazione che Vishnu assume per un unico, specifico scopo: proteggere i suoi devoti e ristabilire la giustizia quando ogni altra forma divina non è più sufficiente.
Questa forma ibrida — metà uomo e metà leone — è la risposta all’hybris e al potere distorto di un demone temibile: Hiranyakashipu.
Il voto di invulnerabilità
La leggenda narra che il demone Hiranyakashipu, grazie a una lunga e intensa penitenza, ottenne dal dio creatore Brahmā un dono che lo rese quasi immortale. Le condizioni di invincibilità erano estremamente precise:
- Non poteva essere ucciso né da un uomo né da un animale.
- Non poteva essere ucciso né dagli Dei né dai demoni.
- Non poteva morire né di giorno né di notte.
- Non poteva morire né all’interno né all’esterno della sua dimora.
- Non poteva essere ucciso con armi animate o armi inanimate.
Forte di questa “protezione totale”, Hiranyakashipu divenne un tiranno, costringendo tutti ad adorare solo lui.
Il trionfo della fede: Il ruolo di Prahlāda
A differenza del padre, il giovane principe Prahlāda, figlio di Hiranyakashipu, rimase un fervente e incrollabile devoto di Vishnu. Il padre tentò in ogni modo di distogliere il figlio dalla sua fede, arrivando a minacciarlo di morte.
Quando l’ira di Hiranyakashipu raggiunse il culmine, egli sfidò Prahlāda:
“Se il tuo Vishnu è ovunque, è forse anche in questa colonna del mio palazzo?”
Prahlāda, con assoluta certezza, rispose: “C’era, c’è, e ci sarà.”
Infuriato, il demone spaccò la colonna con la sua mazza.
L’Intervento Perfetto di Vishnu
Fu in quel momento che la colonna si squarciò e ne emerse Narasimha. La sua forma era stata scelta appositamente per rispettare, e al contempo superare, ogni singola clausola del voto di invulnerabilità:
| La Condizione di Hiranyakashipu | La Soluzione di Narasimha |
|---|---|
| Né uomo né animale | Metà uomo, metà leone (Narasimha) |
| Né di giorno né di notte | Al crepuscolo (l’ora tra giorno e notte) |
| Né all’interno né all’esterno | Sulla soglia (tra interno ed esterno) |
| Né con armi inanimate o animate | Con le sue unghie (che non sono né armi né oggetti fabbricati) |
| Né dagli Dei né dai demoni | Come Avatar (una manifestazione terrena) |
se guardate bene, a scultura a Bhaktapur lo cattura proprio in questo atto finale: il demone è sulle sue ginocchia (la soglia), e Narasimha lo sta sventrando con le sue potenti unghie.
Simbologia della Statua di Bhaktapur
La statua che ammiriamo a Bhaktapur Durbar Square è un capolavoro di scultura newar e un riassunto teologico:
- Molteplici Braccia: Simboleggiano la capacità di Vishnu di agire simultaneamente in molteplici modi, mantenendo l’ordine universale. Ogni braccio spesso impugna gli attributi di Vishnu (come la conchiglia o il disco, anche se in questa forma è prevalente la distruzione).
- Il Feroce Aspetto Leonino: Rappresenta la rabbia sacra e la prontezza divina nell’intervenire contro il male, simboleggiando che anche le forze più distruttive possono essere al servizio del bene.
- Le Polveri Rosse (Sindoor): La polvere scarlatta, che si nota vivamente sulla scultura, è un’offerta comune nel culto induista e simboleggia il sangue del demone sconfitto. Non è un omaggio alla rabbia, ma alla vittoria del bene sul male e alla protezione assicurata dal dio.
L’intera scena è un potente simbolo di onnipresenza divina e del concetto che la vera fede (bhakti) è la forza più potente dell’universo, capace di far intervenire il divino in forme inaspettate e definitive.
Quindi, quando sarete a Bhaktapur, osservate questa statua non solo come un reperto storico, ma come un monito mitologico che la giustizia prevarrà, sempre in modi che superano la nostra comprensione.
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