Ladakh: riflessioni ed impegni #3

by Gabriella Quaglia e Mario Stefani per Orientamenti

Le vacanze scolastiche estive sono iniziate, il periodo di durata ipotetico è sempre di 15 giorni ma poi, si sa, se piove e le strade si chiudono per le frane o gli allagamenti, gli insegnanti non riescono a raggiungere la loro sede e la chiusura prosegue.
Forse tutti ci sperano e comunque , come ben sappiamo qui, in generale, l’evento straordinario è solo una declinazione dell’ordinario ciclo degli eventi. Nessuno stupore o indignazione o rancore di fronte agli imprevisti scomodi o penalizzanti , ci si adegua. Forse nell’economia delle risorse di ogni individuo la volontà di contrapposizione e la recriminazione occupano uno spazio residuale e irrilevante.
Vogliamo comunque in questi giorni prima della chiusura fare una prima visita ad una struttura per bambini e ragazzi disabili che funziona contemporaneamente sia come centro socio terapico sia come scuola . La conosciamo da poco e qualche contributo per gli stipendi del personale da noi lo hanno già avuto, ma qui tratta di comprendere l’entità complessiva del supporto di cui hanno bisogno ( i privati stranieri fondatori del servizio hanno smesso di finanziarla da tempo), quali altri sostenitori possono continuare ad essere coinvolti in un progetto di una certa durata, oltre al Dipartimento Educazione di Leh, e quale possa essere l’impegno di Orientamenti a loro favore. Riteniamo importante riuscire a dare continuità ad un servizio così prezioso e quasi unico qui in Ladakh non disperdendo l’esperienza e la dedizione del personale specializzato che anche ora continua a dedicarsi al servizio nonostante le remunerazioni ormai al minimo .
All’incontro abbiamo conosciuto alcuni bambini, tutti gli operatori, i coordinatori e qualche genitore. Ci siamo lasciati con alcune riflessioni da approfondire e qualche idea da sviluppare per il prossimo incontro. E ancora una volta sperimentiamo come non sia così banale conciliare i tempi e le soluzioni che ci paiono più adeguati con la loro silenziosa, cortese ma ostinata difesa della scala di priorità, talvolta quasi antitetica alla nostra, che assegnano ai problemi da risolvere . Sappiamo bene di non avere mai proposte efficaci di intervento se non riplasmate e riordinate dalla loro visione del mondo. Quindi, come per altri progetti, offriamo la nostra disponibilità a collaborare suggerendo alcune alternative e poi ascolteremo le loro richieste valutandole in base alle nostre disponibilità. Con cuore aperto e mente attiva.
D’altra parte osservare i grandi cambiamenti in atto in questa società civile ci lascia ancor più senza parole e talvolta anche le idee di dileguano.
Avevo già descritto negli anni scorsi i danni arrecati dal flusso turistico estivo, praticamente assunto come unico motore di sviluppo del Ladakh, un ambiente naturale e culturale estremamente fragile. Ricordo come dopo i 2 anni di assenza causa Covid, emergessero con evidenza i problemi di inquinamento, sviluppo edilizio senza regole e insufficienza delle risorse derivanti dall’incremento esponenziale del turismo. Nei mesi di maggio e giugno e soprattutto riguardo ai turisti indiani in fuga dalle pianure infuocate degli altri stati dell’India . Nell’estate del 2022 i dati dicono che su 531.396 turisti in Ladakh 510.137 erano indiani e solo 21.258 stranieri. Situazione simile nel 2023. Nel 2019, prima del Covid, i turisti indiani erano assestati solo intorno alla metà di quelli del 2022 e 2023. L’aumento in questi ultimi 2 anni ha scatenato una corsa agli investimenti nella costruzione di Hotel e Guesthouses, talvolta con azzardi finanziari consistenti. Nessun rilevante potenziamento invece delle infrastrutture per approvvigionamenti idrico, fognature e smaltimento rifiuti……risultato: un congestionamento che grava su Leh e i centri abitati più grandi soprattutto nei mesi estivi ma i cui danni si riverberano su tutto l’ambiente del Ladakh già reso più fragile dal cambiamento climatico. Il problema ulteriore è la dipendenza di tali flussi turistici anche da altri fattori imprevedibili. Quest’anno il 22 aprile il grave attacco terroristico in Kashmir , regione ora confinante ma fino al 2019 legata al Ladakh in un unico stato, ha drasticamente fatto crollare il turismo indiano, principale obiettivo dello stesso attacco. Il successivo scambio di cortesie armate fra India e Pakistan sul confine ha ancora peggiorato la situazione.
Gruppi e prenotazioni cancellati solo in Ladakh per l’80%, anche dall’estero vista l’esposizione mediatica dei fatti. Certo per coloro che qui vivono per tutto l’anno con il guadagno sul turismo dei 5 mesi estivi la forte carenza di maggio e giugno sarà difficile da recuperare anche se ora i numeri( e la paura) sembrano diminuiti.
Fortuna è che le famiglie ladakhe, soprattutto nelle aree meno urbanizzate, funzionano ancora in stile tradizionale: coltivazioni estive sapientemente sfruttate per le scorte invernali , allevamenti anche minimi in ogni dimora che assicurano latte e derivati, insomma un’economia familiare di sopravvivenza che protegge anche dagli insuccessi, su investimenti e aspettative di lavoro , dei suoi componenti più intraprendenti, generalmente i più giovani. E ogni famiglia è parte di un clan, un gruppo legato da forti legami di parentela dove la solidarietà è un dovere indiscutibile.
Servirebbe forse un sistema di sviluppo economico fondato non solo sul turismo, che valorizzi altre risorse del territorio ( pensiamo alla lana pashmina, alle erbe medicinali..) e soprattutto sappia riconquistare un po’ della libertà di autodeterminazione che il popolo Ladakho ha perso a partire dal 2019 con la sua trasformazione in Union Territory.

@genrico@

Vagabondo per natura, cittadino del mondo,appassionato di viaggi,reportage,fotografia, cultura asiatica e tibetana. Pagina ufficiale pubblica su facebook: https://www.facebook.com/lavitaeunviaggio

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