Camminando per Shanghai, lungo il celebre Bund, non sono rimasto colpito solo dallo skyline e dagli edifici coloniali, ma anche da un aspetto autentico della vita quotidiana: i giochi da tavolo cinesi a Shanghai. In parchi, strade e piazze, gruppi di persone si radunano attorno a tavoli improvvisati per sfidarsi a Xiangqi o Mahjong, custodendo tradizioni antiche in una città proiettata nel futuro. Avvicinandomi, ho chiesto (grazie al traduttore) il nome del gioco e ho scoperto che si trattava di Xiangqi, i cosiddetti scacchi cinesi.
Xiangqi: la strategia in movimento
Quando l’ho visto per la prima volta, mi ha ricordato gli scacchi occidentali, ma con differenze fondamentali. La scacchiera dello Xiangqi è attraversata da un “fiume” e i pezzi si muovono sulle intersezioni delle linee, non nei quadrati.
Osservando i giocatori, mi ha colpito la concentrazione assoluta: nessuna fretta, ogni mossa calcolata con cura. Gli spettatori, come un piccolo coro, suggerivano strategie e commentavano a bassa voce. È sorprendente come questo gioco, con la sua profondità strategica, riesca a creare un legame sociale e culturale così forte.
Mahjong: energia e convivialità
Infine c’è il Mahjong, forse il più vivace tra i giochi tradizionali. Si gioca in quattro, e il tavolo si anima subito con il suono delle tessere che si mescolano, creando una vera e propria colonna sonora.
Se Xiangqi e Go sono giochi più introspettivi, il Mahjong è un momento di convivialità: risate, scherzi, piccoli battibecchi e tanta energia. In Cina, questo gioco è un modo per amici e famiglie di ritrovarsi, soprattutto durante le feste.
La vera anima di Shanghai
Questi giochi non sono soltanto un passatempo, ma una porta d’ingresso alla cultura cinese. Vedere persone che si sfidano a Xiangqi o Mahjong per le strade di Shanghai mi ha ricordato che, anche in una metropoli proiettata nel futuro, le tradizioni rimangono radicate e vive.
Per conoscere davvero un luogo, non basta visitare i suoi grattacieli o i musei più famosi: bisogna osservare i rituali quotidiani, quelli semplici. È lì che si nasconde la vera essenza di una città — in una partita a scacchi, in una mano di tessere, o in una risata condivisa tra sconosciuti.

