Indimenticabile Vietnam fai da te! by Katia

Questa volta il Diario di Viaggio  è di Katia e si tratta di un bel viaggio in Vietnam di 3 settimane dal 10 agosto 2012 al 3 settembre 2012…tutto “fai da te”..

Ecco il racconto:

Quest’anno scegliamo il Vietnam perché lo inseguiamo da un po’. E questo desiderio diventa realtà nel momento in cui troviamo un’offerta sul volo a cui non abbiamo saputo dire di no.

Periodo del viaggio: agosto. Clima: è la stagione delle piogge in Vietnam. Tuttavia siamo stati relativamente fortunati. Eravamo preparati a giorni continui di pioggia, in realtà ne abbiamo vissuti due di fila al nord, e sporadici temporali di media durata lungo tutto il paese prevalentemente nel medio pomeriggio. Episodi che non ci hanno mai condizionato la vacanza. A Phu Quoc invece il tempo è decisamente più instabile, e la possibilità di temporali incessanti molto più elevata. A noi stava per pregiudicare il rientro ad Ho Chi Minh.

Il tour in breve. Durata: 22 giorni. Tappe: Ho Chi Minh, Hanoi, Halong Bay, Mai Chau, Sa Pa e Can Cau market, Ninh Binh, Hue, Hoi An e My Son, delta del mekong, Phu Quoc.

Cambio: abbiamo cambiato a un tasso variabile dai (1 euro = a) 25000 D a 25900 D a Hoi An.

Hotel: premesso che come categoria abbiamo sempre scelto hotel medi (dai 20 ai 30 usd a notte per una stanza doppia) un dieci e lode va al Jade Hotel di Hue (e al Diamond Hotel, della stessa proprietà) per la disponibilità e gentilezza dello staff. Ottimo anche, per lo stesso motivo più che per le caratteristiche della struttura, di per sé molto semplice, l’Hello Hotel di Ho Chi Minh. Assolutamente consigliati anche la Kim Lien Guesthouse di Ninh Binh e il Golden Sun di Hanoi. In generale possiamo comunque dire di essere stati fortunati con gli hotel, la ragione di ciò è che abbiamo sempre optato per strutture con ottime recensioni sul web.

Truffe: occorre prestare moltissima attenzione quando si prende un taxi, soprattutto ad Ho Chi Minh. Pretendete che attivino il tassametro, dopo di che non abbassare MAI la guardia e tenere sempre l’occhio sul contatore. Ma di questo dirò meglio a breve, anche perché non è l’unica truffa perpetrata dai tassisti, che se ne studiano di ogni! Soluzione: organizzate preventivamente il pick up con l’hotel, o cercate la Sasco (a noi è stata utile nel terminale dei voli domestici, di rientro da Phu Quoc). Procuratevi inoltre una borsa a tracolla molto resistente. Noi non abbiamo mai avuto avvisaglie di pericolo, ma a una turista italiana conosciuta qui è stata strappata la borsa a Ho Chi Minh. Cose che succedono in tutto il mondo. Basta solo prendere le precauzioni più opportune.

Assicurazione: come per tutti i viaggi, ci siamo affidati a viaggisicuri.com, seri, onesti, e assolutamente affidabilissimi. Abbiamo avuto problemi di salute (casuali e non legati al cibo) durante il viaggio, e ci hanno seguito e consigliato via mail e sms fino a completa guarigione. Grandissimi!

E ora.. si parte!

Volo Emirates da Milano con scalo a Dubai, trovato in offerta un paio di mesi prima a 550 euro. I servizi in volo discreti. Arrivati all’aeroporto, prima di mettervi in coda per il controllo passaporti, dirigetevi subito allo sportello (sulla sinistra) per ritirare la visa, (noi abbiamo richiesto la lettera di invito dall’Italia, tramite il sito www.VietnamVisa-online.com, costo 40 euro in due). La procedura sarà abbastanza lunga, si lasciano i passaporti e la lettera, come mille altri passeggeri, e si attende di essere richiamati. Sì, richiamati nella loro lingua e rigorosamente in ordine sparso, quindi… auguri! E se vi va male – come a noi – ci impiegherete quasi un’ora prima di ricevere il vostro visto.

Passato il controllo passaporti, le nostre valigie erano le ultime rimaste, già anche tolte dal nastro e depositate a terra. Andiamo a cambiare 50 euro in uno degli sportelli appena usciti (il cambio non lo ricordo molto favorevole) e iniziamo a cercare lo sportello della Sasco, dove avremmo dovuto pagare il taxi in anticipo, prevenendo eventuali truffe. Ma dello sportello nessuna traccia. Abbiamo chiesto in giro, e i prezzi erano alti. Alla fine, stremati, ci siamo messi in coda per i taxi della Savico (se non erro): ci hanno detto che si pagava solo il tassametro, e ci è sembrato di sognare. Ma non era un sogno, era un incubo! Infatti, subito dopo la partenza, il taxista ci chiede i soldi per l’uscita dal parcheggio. Ci dice la cifra (500.000 dong) ed è talmente alta che sulle prime non realizziamo il corrispettivo in euro

Nel frattempo ritira un biglietto da un gabbiotto in uscita dall’aeroporto e ce lo mostra. In quel momento non ha ancora avuto i nostri soldi. E non li avrà. Perché iniziamo a discutere animatamente (parliamo di quasi 20 euro.. è chiarissimo che ci vuole truffare!!!) dicendogli che gli pagheremo solo il tassametro. Diversamente che ci faccia scendere. Ma questo non parla una parola di inglese. Insomma, sarà una lunga ed estenuante lotta, davvero un pessimo benvenuto in Vietnam. Di ritorno in Italia ho intenzione di scrivere a qualche istituzione locale per denunciare il fatto e sollecitare un intervento in merito!!! Alla fine per fortuna il tassista ci porta in hotel, nello sconforto del momento ci vedevamo già trasportati in qualche sobborgo periferico circondati da orchi neri vietnamiti che ci derubavano di tutto, e invece.. arriviamo a destinazione!! Gli paghiamo solo la corsa, ciascuno si insulta nella propria lingua, e ciao! Cercano di fregarvi in ogni modo possibile, ma voi NON cedete!

L’Hello Hotel prenotato su booking.com, è un semplice e raccolto albergo in un interno di Pham Ngu Lao, con ottimi giudizi dei clienti. La stanza – deluxe – non è proprio quello che ci si spetta dal nome, è abbastanza essenziale e piccola, ma è molto pulita e con a/c, e soprattutto lo staff dell’albergo è gentilissimo, quindi restiamo molto contenti. Solo più avanti scopriremo che l’Hello Hotel sarà un po’ la nostra seconda casa in Vietnam!!

Sono già le quasi le 22, usciamo subito a mangiare. Lì vicinissimo c’è il Pho Quynh, molto consigliato per il pho (anche perché fa solo quello…!). Consumiamo il nostro primo brodino 🙂 Esperienza particolare, anche se non ne usciamo entusiasti, né la ripeteremo per i 22 giorni successivi!

La mattina subito tappa al Palazzo della Riunificazione (da vedere, costo 30.000 D) e al Museo dei Residuati bellici (esperienza decisamente toccante), perché entrambi chiudono a mezzogiorno. Il primo taxi, onesto, ha accettato il tassametro e ci ha fatto pagare la cifra corretta. Il secondo (è incredibile quanto si debba tenere sempre stare in guardia), che ci ha portato alla Pagoda dell’Imperatore di Giada, ha accettato di inserire il tassametro. Ma.. pur tenendolo costantemente sott’occhio.. appena abbasso lo sguardo una frazione di secondo … da 27.000 D che era (circa 1euro), è passato a 88.000 D, quasi 4 volte in un istante! Ci risiamo di nuovo! Gli faccio immediatamente notare la cosa. Iniziamo a discutere animatamente, io in inglese lui in vietnamita, arrivo a minacciarlo di chiamare la polizia: ma questi tassisti non parlano una parola di inglese. Non sono per la violenza ma un pugno glielo avrei tirato! Alla fine faceva 110.000 D per un tragitto di dieci minuti. Presi più dallo schifo, dopo lunghi istanti di discussione, gli buttiamo 100.000 e ce ne andiamo (non avevamo pezzi più piccoli) solo per toglierci da quella situazione nauseabonda! Da quel momento.. siamo andati a piedi per tutto il resto della giornata!

Dopo la Pagoda, dall’atmosfera interessante, a piedi siamo arrivati al ristorante Ban Xeo 46A (passando davanti al tempio di Tran Hung Dao, però chiuso nell’ora di pranzo), famoso appunto per le crepes di farina di riso, dove ci siamo fermati a mangiare. Buono. Tre portate e il bere, circa 10 euro in due. Da lì siamo scesi lungo Ha Ba Trung diretti alla cattedrale e, sulla strada, al num. 180, ci siamo fatti deliziare da alcuni dolcetti in una catena di pasticcerie in stile francese, la Tous les jours. Sulla piazza della cattedrale c’è anche l’edificio della vecchia Posta, con interni davvero graziosi. Ci sono anche delle panche, quindi si puo’ sostare per un break. Noi qui abbiamo fatto i nostri primi acquisti nei negozietti di souvenir: meno cari del mercato di Ben Thanh

Dopo una sosta, ci dirigiamo appunto a Ben Thanh (il mercato coperto chiude alle 17): molto grande, molto affollato, prezzi – come ci avevano anticipato – più alti della media. Un giro di una mezz’oretta è stato più che sufficiente. La parte interessante è quella del pesce, con i toponi che girano indisturbati tra i banchetti! 🙂 Poi passeggiamo lungo il mercato all’aperto di Huynh Thuc Khang, poi lungo il fiume risalendo da Dong Khoi fino al teatro dell’Opera. Ceniamo al Quan An Ngon, posto molto gradevole, scelta decisamente ampia, e qualità molto buona, consigliato. Speso circa 20 euro in due. Rientriamo a piedi, nella zona di Ben Thanh/Le Loi c’è un mercato notturno. La zona di Pham Ngu Lao poi è molto viva, ragazzi, bambini, famiglie che passeggiano o giocano o semplicemente sostano nei parchi, bello!

Alle 9,50 del giorno dopo abbiamo il volo Vietnam Airlines per Hanoi, acquistato dall’Italia un paio di settimane prima sul loro sito. Non vogliamo avere altre rogne con i tassisti, e quindi ce lo facciamo mandare dall’hotel. Paghiamo loro 10 dollari in anticipo (onesti), e così facendo tutto fila liscio. Dall’hotel all’aeroporto si arriva in circa mezzora scarsa. Cercando di evitare i tassisti come la peste, all’aeroporto di Hanoi optiamo per un minibus (all’uscita sulla destra) per 40.000 D a persona, unico problema è che non parte fino a quando non è pieno, ma vale la pena attendere quei 20/30 minuti, piuttosto che rischiare di essere truffati (ormai siamo prevenuti, e come biasimarci!). Il minibus lascia a sud del lago Hoan Kiem, e da qui abbiamo preso un taxi (non avevamo alternative) che ci ha portato all’ Hanoi Guesthouse, in pieno quartiere vecchio.

Sull’hotel: la stanza honey moon prenotata da booking era davvero carina, soprattutto in rapporto al prezzo (30 dollari). Con l’hotel compriamo l’escursione ad Halong Bay di 2 giorni/1notte: ci hanno caldamente raccomandato la più cara (lo staff dell’hotel è gentilissimo: ci tengono a mantenere alto il giudizio acquisito su tripadvisor), che costava 120 dollari a testa. Ci sembrava parecchio, ma facendo un giro nelle agenzie ‘serie’, consigliate dalla Lonely, ci siamo resi conto che quello era il prezzo equo per una escursione di buona qualità. Il prezzo subito inferiore era 85 (gli altri, da 69 a scendere, non comprendevano il tour in kajak, alcuni nemmeno l’a/c), quando abbiamo chiesto la differenza tra i due ci ha spiegato: in uno c’è da mangiare a sufficienza. Nell’altro ce n’è molto, ed anche pesce. Si rivelerà in effetti così. Pranziamo al 69 restaurant, al 69 di Ma May Street. Locale molto carino e cibo buono, ma non così stratosferico come descritto dalla guida.

Ormai è tardi per fare qualsiasi cosa, qui le attrazioni culturali chiudono presto, quindi facciamo una prima passeggiata nel quartiere vecchio, visitiamo il tempio di Ngoc Son, e poi andiamo ad acquistare il biglietto per lo spettacolo delle marionette. Unici posti alle 18,30. Dato che non abbiamo alternative, accettiamo. Personalmente lo abbiamo trovato molto turistico, non ci è piaciuto per niente. Valutate voi se risparmiare questi 100.000 dong. A cena abbiamo mangiato in uno dei banchetti molto spartani che faceva bbq: 200.000 dong una porzione per due con carne e verdure. Torniamo in hotel alle 23 e scopriamo che l’ A/C non funziona. Faceva troppo caldo per dormire. Gentilissimi, ci offrono un’altra stanza, l’unica disponibile. Non c’è finestra, ma almeno il condizionatore funziona perfettamente. Durante la notte però crollano alcune mattonelle del lavandino, e ci svegliamo spaventati. Lo so, sembra una pubblicità ‘contro’, ma in realtà sono poi stati onestissimi: oltre ad averci restituito metà dei soldi della stanza, siccome la sera dopo saremmo rimasti ancora ma non avevamo riservato la stanza e loro non avevano più disponibilità, ci hanno trovato una stanza in un altro hotel della stessa proprietà e ci hanno fatto accompagnare a spese loro. La stanza era molto carina, e ce l’hanno fatta pagare il prezzo dell’altra anche se costava di più. Il nuovo hotel è il Golden Sun Lake View, anche questo molto consigliato

Il mattino visitiamo il mausoleo di Ho Chi Minh (chiude alle 11, arrivate almeno un’ora e mezza prima della chiusura, c’è un lungo percorso da fare in coda), la palafitta, la pagoda ad una sola colonna (sempre all’interno del comprensorio). Prima della coda dovrete lasciare zaini ed eventuali borse con macchine fotografiche, per poi restituirle alla fine del percorso. Ci facciamo poi accompagnare con il cyclo (e così proviamo anche questa!) alla Pagoda della Letteratura, abbastanza vicina al mausoleo. Fa davvero caldo, e non vediamo l’ora di fermarci e ristorarci in un posto fresco. A piedi raggiungiamo il ristorante Quan An Ngon, consigliatissimo da guide e siti. E’ un posto grandissimo, strapieno di gente (non solo turisti, ma anche moltissimi vietnamiti) e di camerieri. Sulle prime restiamo perplessi sul tempo che impiegheremo a mangiare. Ma in pochi minuti siamo seduti, ordiniamo, e riceviamo il cibo. Tutto buono, forse un po’ più caro della media. Dopo pranzo raggiungiamo l’Hanoi Guesthouse, ritiriamo le valigie e ci trasferiamo al Golden Sun con un taxi, che pagano loro.

Il pomeriggio passeggiamo lungo il lago, fino al carcere di Hao La. Non sono solita visitare prigioni, e devo dire che immaginarmi lì non criminali veri ma politici, persone incarcerate indiscriminatamente e trattenute anche per anni, e molte uccise, mi ha fatto molta impressione. Inizia a piovere, prendiamo un taxi e ritorniamo verso l’hotel. Andiamo a bere qualcosa al Cafè Pho Co (entrata dalla 11 P Hang Gai) con vista lago, che vi consiglio caldamente perché è davvero rimasto un angolo incontaminato dal progresso che galoppa tutto intorno. La sera ceniamo in un altro ristorante di strada.

Il mattino facciamo colazione al settimo piano dell’hotel, con vista lago, stupendo. E alle 8 ci facciamo trovare pronti nella hall. Lasciamo le valigie in hotel e partiamo per Halong Baycon due zaini. Il minibus è occupato, credo volutamente, solo per una parte dei posti, e quindi viaggiamo abbastanza comodi. Arriviamo ad Halong, fa caldissimo. Saliamo su una barchetta che ci porta fino alla nostra, alla vista uguale alle mille altre presenti. Ci accolgono con un cocktail di benvenuto. Gli interni sono graziosi, un unico tavolo imbandito con eleganza, ed anche la stanza, piccolina, è pulita e piacevole. Il pranzo è effettivamente come ce lo avevano raccontato, ottimo e con moltissime portate, tutte buone. Dopo un po’ di relax, il pomeriggio partiamo con il giro classico, kayak, scalata di una delle formazioni rocciose fino in cima per immortalare panorami stupendi, e relax sulla spiaggia super affollata con annesso bagno in mare sporco (che ovviamente non abbiamo fatto, ma a quanto pare la miriade di bagnanti apprezzava). La sera la cena bissa il pranzo, e mangiamo divinamente. Relax e chiacchiere con gli astanti in questo posto da sogno, e poi a dormire perché la sveglia l’indomani suona alle 7.

Alle 7,30 colazione, alle 8 si parte per visitare Surprise Cave, molto bella, alle 9 si rientra, doccia veloce perché alle 9,30 si devono lasciare le stanze. Attracchiamo all’ora di pranzo, e andiamo a mangiare in un ristorante proprio di fronte. Anche qui si rispetta la ‘tradizione’, e si mangia bene e molto. Rientriamo ad Hanoi verso le 16. Abbiamo viaggiato con Go Asia Travel, se volete prendere spunto (presente su Trip Advisor con ottimi giudizi, da quanto mi è stato detto). Aggiungo inoltre che abbiamo conosciuto persone che facevano 3giorni e due notti. Il secondo giorno, mentre la barca rientra a fare il ‘cambio’ di turisti, una barchetta accompagna chi resta in una spiaggetta più remota, in una zona più lontana e meno battuta dal turismo di massa. Forse un modo migliore per vivere più a fondo Halong. O forse un giorno perso. Scegliete voi.

Tornati in hotel ci organizziamo per il giorno dopo: vogliamo fare un’escursione più naturalistica e meno turistica possibile. Per questo motivo evitiamo la Pagoda dei Profumi e optiamo per la visita di Mai Chau (35 usd, comprata in hotel), dove risiedono alcune minoranze etniche thai, gita scelta perché prevedeva anche un percorso di due ore in bici fra villaggi e campi di riso. La sera ceniamo al Namastè, ristorante indiano tra i primi piazzati su Tripadvisor, ma onestamente non ci ha fatto impazzire. Specifico però che noi conosciamo bene la cucina indiana, siamo stati anche in India. Per cui, per palati meno esigenti dei nostri, credo vada benissimo per variare un po’ dal solito tema.

Purtroppo il giorno successivo, e per due giorni di fila, è piovuto ininterrottamente. La visita è stata ugualmente piacevole, ma a tratti diluviava, quindi non abbiamo potuto usare le bici, ma abbiamo fatto il percorso a piedi. Abbiamo pranzato presso una homestay (in questa zona si può anche pernottare, è un posto, alternativo, senz’altro piacevole in cui passare qualche tempo nella natura, e fuori dai circuiti dei bus organizzati), e alle15 siamo ripartiti. Non è comunque un tour che consiglierei di fare in giornata, si passano anche 7/8 ore in bus (ci abbiamo impiegato così tanto forse perché pioveva?) e 3 ore scarse là. Per cui se amate la natura, è un posto in cui vale la pena andare, ma scegliendo di fermarvi almeno una notte, o di viverlo organizzandoselo da soli.

Ritorniamo ad Hanoi alle 19, il tempo di fare una doccia nel bagno comune (scopriremo poi che tutti gli hotel hanno un bagno a disposizione per gli ospiti, dove potersi lavare. Comodissimo!). Alle 20 (come concordato con l’Hanoi Guesthouse) viene a prenderci un taxi, pagato da loro, che ci porta alla stazione dei treni Tran Quy Cap dove si parte per Sa Pa. Con noi viene anche un ragazzo della guesthouse, che ci accompagna fino al treno. Davvero un servizio ottimo!! Grande Hanoi Guesthouse, e grande il Golden Sun, entrambi straconsigliati.

I biglietti del treno li avevamo presi tramite l’hotel, e pagati 39 usd a testa (cari i treni se si prenota anche la cabina, decisamente più economici gli sleeping bus. Con questi però dovrete essere pronti a tempi di percorrenza ed orari di arrivo… molto elastici), qualche giorno prima. Forse non avevamo capito noi, o forse questa volta ce l’hanno davvero un po’ raccontata, ma ci aspettavamo un altro treno (migliore) e una cabina da due. Invece il treno era un altro, e la cabina da 4. Materasso, cuscino e coperta pesante. No lenzuola e no federa. Io ho usato il mio sacco lenzuolo. Il bagno (comune) era.. no comment. Con noi ha pernottato una ”simpatica” coppia di giovani vietnamiti: oltre a non aver salutato né all’entrata né all’uscita, mi si è ristretto il cuore a vedere quali effetti il progresso della tecnologia stia arrivando a sortire su queste nuove generazioni di asiatici. Lobotomizzati da I-Phone e I-Pad, non si sono quasi parlati. Erano troppo presi dai loro strumenti infernali. Tanto che lei credo non abbia nemmeno dormito. Che tristezza infinita a pensare che solo trent’anni prima in questo paese a 17 anni si lottava per degli ideali, per liberare il proprio paese dallo straniero, e ora si lotta per guadagnare 100 usd al mese, ed accumularne abbastanza per comprarsi l’ I-Phone che ne costa 500. Perché qui ad Hanoi anche le mattonelle hanno L’I-Phone!

Arriviamo a Lao Cai con quasi un’ora di ritardo. Prima di partire avevo letto di turisti che erano stati al mercato di Can Cau, che si tiene solo di sabato. Ho scritto a qualche agenzia, consigliata dalle guide, per sapere il prezzo di macchina più autista che ci prelevasse da Lao Cai, ci portasse a Can Cau, e ci riportasse a Sa Pa in mezza/tre quarti di giornata. Ci hanno chiesto tra i 130 e i 150 dollari! Allora ho scritto all’hotel che avevamo prenotato per Sa Pa, il Cat Cat hotel, ma nessuna risposta (prima delle diverse pecche di questo ‘hotel’)

Riscrivo loro un paio di giorni prima di partire per Sa Pa, insistendo, e finalmente rispondono e ci accordiamo sul prezzo, 80 usd (molti, ma è stato il prezzo minore, ed effettivamente il posto è lontano e la strada a tratti impervia). O almeno io avevo creduto ci fossimo accordati, perché alla stazione non era venuto a prenderci nessuno (seconda enorme pecca). Insomma, non sto a spiegare i dettagli, tant’è che abbiamo trovato il bus del Cat Cat, fatto chiamare l’hotel, in un’ora partivamo con un autista che non parlava una parola d’inglese, ed una macchina nuova di pacca. Pioveva dal giorno prima, la strada a tratti molto rovinata e allagata, soprattutto verso l’arrivo, insomma.. l’idea iniziale di andarci da soli con moto o auto era improponibile. Arriviamo dopo 3 ore abbondanti, il posto è incredibilmente suggestivo, un mercato sospeso tra cielo e montagne, frequentato dagli h’mong a fiori: vestitissime, coloratissime.. che posto stupendo! Pochi turisti, potevamo essere tra tutti una ventina, è ancora un luogo abbastanza intatto. Anche se ci sono già molti banchi di souvenir. Ma prevale ancora la quotidianità, qui si vende di tutto, dal cibo, ai loro vestiti, al bestiame. Un po’ di cuore è restato là, con una nonnina minutissima, riparata dalla pioggia incessante sotto un telo di nylon, era così piccola che nemmeno si vedeva. Uscivano solo gli occhi malfermi, forse ciechi. Vendeva qualcosa che non abbiamo identificato. Nessuno comprava, mi sono avvicinata e le ho dato qualche spiccio, forse molto poco. Temevo una reazione magari d’orgoglio, e invece un gran sorriso si è aperto sul suo volto, e mi ha preso le mani fra le sue, riconoscente. Per me quel gesto è valso la vacanza.

Rientriamo a Sa Pa e ci scaricano al Cat Cat. Che non ha stanze libere e ci dirotta al Cat Cat Twilight, proprio di fronte. Nemmeno l’originale era eccezionale, ma il secondo è proprio abbastanza fatiscente. La camera deluxe che avevamo prenotato con booking è effettivamente grande e ariosa, peccato che l’aria sappia di muffa e di sporco. Per la prima volta (e l’unica di tutto il viaggio) troviamo lenzuola e federe non pulite. E’ il solo hotel di tutta la vacanza che mi sento davvero di non consigliare affatto. Pranziamo al Viet Emotion, in Cau May 27, e restiamo soddisfatti. Giriamo per il mercato, ma – dopo Can Cau – non ci sembra per nulla interessante. Andiamo nell’agenzia Vietnam Nomad Trails (www.vietnamnomadtrails.com) dove lavora un ragazzo svizzero (uno svizzero a Sa Pa.. come non chiedersi ‘..why?’), e compriamo i biglietti dello sleeping bus per rientrare ad Hanoi la sera dopo, 24 usd in due, quasi un quarto del prezzo del treno! Chiediamo notizie di qualche escursione per il giorno successivo, ma senza prenotare. Si effettueranno solo se le condizioni del tempo miglioreranno. In questo caso ci dice di farci trovare in agenzia alle 8.30. Con il tempo nefasto che persiste, e la nebbia che non ci permette di vedere intorno, ci chiudiamo in camera. Io sono stanchissima, mi addormento alle 20 e mi risveglio il mattino dopo alle 7!

Ma il risveglio è buono, perché il cielo si è finalmente riaperto, e trapela qualche raggio di sole. Meno male! Venire fino a Sa Pa senza toccare con mano il suo fascino sarebbe stato un vero peccato. Lasciamo le valigie al Cat Cat e alle 8,30 siamo in agenzia. Scegliamo la visita di alcuni paesi abitati dalle minoranze etniche nella valle di Muong Hoa (villaggi di Lao Chai e Ta Van) per appena 12 usd, che prevedeva una camminata di circa 3,5 ore e il pranzo presso una casa locale. In realtà avremmo voluto affittare uno scooter e fare il giro in autonomia. Qualsiasi hotel fornisce una cartina della zona. Forse avremmo visto più paesi, ma non avremmo avuto le spiegazioni di una guida, e avremmo rischiato di trovare strade allagate, viste le piogge dei giorni prima. Ma sappiate che è un’alternativa fattibilissima

Sa Pa è piena di h’mong neri, quasi solo donne, che tenteranno il tutto per tutto per vendervi qualcosa. Usciamo dall’agenzia in un gruppetto di sei persone, in pochi secondi ne abbiamo al seguito almeno 5 a testa :-). Prendiamo il minibus che ci avvicina ai villaggi. E finalmente il panorama si apre di fronte ai nostri occhi, meraviglioso: d’altronde mica stupidi questi francesi ad aver costruito qui una località di villeggiatura!! Sa Pa diventa, nonostante resti troppo turistica per i miei gusti, la prima località vista che ritengo davvero imperdibile in un viaggio in Vietnam.

Camminiamo per i villaggi, sempre con la nostra scorta al seguito. Riusciranno a farvi comprare qualcosa, ti prendono per sfinimento! Ed io l’ho fatto anche molto volentieri dato che i prezzi sono decisamente inferiori rispetto a quelli del mercato. Solo dopo aver acquistato, spariranno. Ma non temete.. ne arriveranno altre 🙂 Sembra asfissiante raccontato così, ma alla fine basta non considerarle, e non vi daranno troppa noia. Passiamo villaggi h’mong neri, dao, e dzai, e mangiamo un pasto molto frugale in una homestay dao, ma la compagnia degli altri partecipanti è ottima. E i paesaggi intorno sono splendidi, se fossimo partiti senza vederli sarebbe stata una gran perdita.

Rientriamo in paese alle 15,30 e dopo un paio d’ore ci rifacciamo trovare in agenzia con i bagagli, ed un ragazzo ci accompagna a piedi al bus. Bella organizzazione, ci sono piaciuti, e ci sono sembrati onesti. Per l’auto privata per Can Cau ci avrebbero fatto lo stesso prezzo dell’hotel, ovvero comunque 50/70 euro in meno di altre agenzie!

Lo sleeping bus è abbastanza recente e pulito. Dormiamo relativamente bene, ma credo che abbia qualche problema meccanico perché si ferma molte volte. Tant’è che arriviamo ad Hanoi con tre ore di ritardo! Il caos mentale si impossessa per mezz’ora di noi, perché immaginavamo di trovare un bus per Ninh Binh nella stessa stazione in cui saremmo arrivati (col treno era certo che fosse così, ce n’era uno due ore dopo l’arrivo di quello di Sa Pa, ma i treni quella sera erano tutti pieni), ma invece sembra non sia così. Veniamo attorniati da propinatori di qualsiasi-cosa. Tra i dipendenti della stazione praticamente nessuno parla inglese, solo una donna che mi scrive ‘n° 3′. Usciamo, lo cerchiamo, ma.. è un bus come quelli che noi abbiamo in città, con pochi posti a sedere e tutti in piedi, tra l’altro già strapieno.. e noi carichi di valigie e reduci da una notte non proprio deluxe.. no no, non era proprio pensabile di fare tutta quella strada (2 ore e mezza SE continuative) in quelle condizioni!

Non sappiamo/capiamo assolutamente dove siamo né dove dobbiamo andare, per trovare un bus degno di questo nome :-(. Chiamiamo l’hotel Golden Sun, almeno con loro ci capiamo, e gli spieghiamo la situazione. Un po’ grazie ala disponibilissima receptionist, un po’ grazie alla guida, capiamo che siamo alla stazione di Gia Lam e che dobbiamo andare alla stazione Gia Bat, dall’altra parte della città, dove partono i bus per Ninh Binh. Ci arriviamo con un taxi (150.000 D con tassametro) e saliamo di corsa sul primo bus per Ninh Binh, senza aver visto un bagno né fatto colazione dalla sera prima. Ma il mezzo sta per partire e non abbiamo tempo. O meglio. Questo era ciò che pensavamo!!!! L’orario previsto di partenza era alle 9, ma è partito solo quando ha raggiunto un buon numero di clienti (almeno un’ora dopo!) e soprattutto per i primi 10 km andava ai 2 all’ora cercando di recuperare altri clienti per strada. incredibile… ma a pensarci, anche questo fa esperienza 🙂

Ad un’ora imprecisata verso pranzo arriviamo alla stazione di Ninh Binh. Non ricordo il nome della guesthouse, scelta perché prima su tripadvisor tra i b&b, e allora li chiamo. Il tassista non scende al prezzo consigliatoci al telefono dai gestori, così li richiamo, e ci vengono a prendere con due scooter. Carichiamo i valigioni e via, si parte! La Kim Lien Guesthouse (www.guesthousekimlien.com) è davvero un gioiellino: estremamente semplice, ma pulita ed il personale è cortesissimo. Idem la camera, scarna ma nuova, pulita e funzionale. Se soggiornerete a Ninh Binh, scegliete senza dubbio questo posto. Sono venuti incontro a tutte le nostre esigenze. Anche quando l’esigenza si è chiamata ‘infezione a un piede’, causata da una vescica non curata. Prendiamo uno scooter in affitto dall’hotel (7 usd al giorno), che terremo anche per tutto il giorno successivo, e a pranzo andiamo a mangiare al Huong Mai il ‘roasted de’ (capra arrosto, specialità di Ninh Binh), ma era dura e i piatti abbastanza cari per un locale alquanto spartano e anche abbastanza sporco. Sconsigliato.

Avevamo messo in conto due giorni pieni per visitare i dintorni di Ninh Binh, ma a causa del ritardo dell’arrivo, ci è rimasto poco più di un giorno. Consiglio senza ombra di dubbio di optare per questa zona, è stata una delle parentesi migliori della vacanza, e direi che due giorni siano un buon compromesso per vedere tutto senza fretta. Tornando a noi, essendo già pomeriggio inoltrato, riusciamo solo a visitare un unico posto, ma splendido. Preciso che con una semplice cartina alla mano (noi avevamo quella fornitaci dal Kim Lien) la zona è davvero facile da girare, e i siti da visitare sono parecchi. Tra questi si annoverano alcuni tra i posti più belli di tutta la vacanza. Quel pomeriggio ci rechiamo alla grotta di Mua, non per la grotta di per sé, che non abbiamo nemmeno visto. Ma per il panorama mozzafiato che si gode su Tam Coc dall’alto della montagna, raggiungibile da una gradinata abbastanza difficoltosa di circa 500 scalini. Per questo motivo è consigliabile andarci nel tardo pomeriggio, quando il percorso è prevalentemente in ombra. Sito consigliatissimo, la vista vale la fatica!

TAM COC

Il giorno dopo abbiamo lo sleeping bus alle 20,15, per cui abbiamo l’intera giornata a disposizione. Ci svegliamo presto, e raggiungiamo Tam Coc alle 8,30. A dispetto di quanto segnalato nelle varie guide, a noi non hanno cercato di vendere nulla, ed a quell’ora.. c’eravamo solo noi! Il posto è idilliaco, sarebbe un peccato lasciare il Vietnam senza vederlo. L’unica accortezza è di venire di mattina presto, per goderselo in semi solitudine (avremo incontrato 6 o 7 barchette lungo tutto il percorso) senza un caldo eccessivo, o comunque evitare come la peste l’orario intorno a pranzo, quando arrivano i gruppi turistici da Hanoi. Valutabile anche il tardo pomeriggio, anche se alcuni tratti risultano in ombra. Bello bello bello! Dopo Tam Coc percorriamo le stradine dei villaggi della zona, e visitiamo alcune Pagode nelle vicinanze (che come noi scoprirete chiedendo una mappa all’hotel), luoghi non eclatanti di per sé, ma perché immersi nella natura e nella pace più totale, dei piccoli paradisi. A Bich Dong, sito già più turistico (ma turisti locali) torniamo al parcheggio dove avevamo lasciato lo scooter e scopriamo che.. stava andando a fuoco!! Si vedevano già le prime fiammelle vicino al motore. Tutti i venditori delle bancarelle si allarmano, sembrano più preoccupati di noi!! Chiamo subito la guesthouse, spiegando l’accaduto. Il mio timore principale è che scarichino la colpa su di noi. Efficientissimo, il ragazzo arriva in 20 minuti, ci lascia il suo scooter, e lui resta lì. Ci spiegheranno la sera che la causa potrebbe essere la benzina proveniente dalla Cina, perché in tutto il Vietnam stanno andando a fuoco migliaia di motorini! Noi continuiamo il tour con il nostro nuovo scooter. A pranzo, sulla via del ritorno, pranziamo a Tam Coc, in uno dei tanti ristorantini. Ne cerchiamo uno che sia il meno turistico possibile

Nel pomeriggio andiamo a Trang An: pensavamo a delle ‘semplici’ grotte, in realtà è un percorso da farsi in barca come Tam Coc, ed anche qui si attraversano delle grotte, ma qui sono.. decisamente più spettacolari. Difficile dire quale dei due siti sia più bello, credo Tam Coc per il paesaggio esterno e Trang An per le grotte. Fatto sta che, se avete il tempo necessario (il percorso a Tam Coc dura circa un’ora e mezza, Trang An fino a due ore e mezza) e non dovete scegliere, fatele entrambe. Per quanto ci riguarda, sono i più bei siti visitati in tutta la vacanza. Dopo Trang An andiamo a Hoa Lu, altra tappa dei bus turistici provenienti da Hanoi (che però dovrebbero passare di qui la mattina). Questo sì che, in mancanza di tempo, potrebbe essere evitabile. Grazioso, ma già eccessivamente turistico, e non eccessivamente interessante. Purtroppo l’ora si fa tarda e dobbiamo tornare in hotel per doccia, bagagli e cena (abbiamo tenuto la stanza una mezza giornata in più pagandola il 50% del prezzo, che poi non era molto, sui 19 usd), per cui saltiamo il floating village di Kenh Ga, consigliato dalla guida (si trova a circa 20 km dalla zona, per cui non abbiamo avuto tempo di andarci) e Phat Diem e la zona costiera. Per questo motivo ci serviva davvero tutto il tempo perso il giorno prima nei trasferimenti! NB. consiglio vivamente di visitare questa zona, e soprattutto di farlo in tempi ristretti, perché diventerà in pochissimi anni il nuovo polo turistico del Vietnam. È evidente da tutti i lavori che stanno già iniziando a devastare l’area: il terribile stradone a due corsie costruito nella zona di Trang An, una beffa immersa ancora in un paesaggio completamente campano, ruspe che spalano e spianano, ponti che deturpano, e l’indecente mole del Bai Dinh, una pagoda enorme, costruita per diventare la più grande del Vietnam, ed attrarre qui ancora più turisti, e quindi soldi! Mangiamo alle 19 nella guesthouse, cena ottima e pagata appena 70.000 D a testa, e alle 20,15 ci accompagnano a prendere lo sleeping bus che arriva da Hanoi in direzione Hue. Come gli altri biglietti, anche per questo ci siamo affidati all’hotel, che ce li ha procurati per noi, forse spendendo qualcosa in più ma evitando in cambio ulteriori sbattimenti. Il bus è vecchio e sporco. Gli unici posti liberi sono vicino al bagno (non tutti i bus hanno il bagno, sui due soli utilizzati quello più recente non lo aveva, e forse era un bene, dato che..) e qui il fetore, ogni volta che qualcuno vi entra, è insopportabile. Ma superiamo anche questa, e ci addormentiamo.

La mattina arriviamo alla stazione di Hue e prendiamo un taxi con tassametro che ci porta all’ Holiday Diamond Hotel, prenotato da booking perché al primo posto di Tripadvisor. Io avevo scritto loro la sera prima perché il mio compagno aveva in corso una brutta infezione a un piede, chiedendo di poter essere portati in una clinica al nostro arrivo. A prescindere da ciò, il personale ci ha accolto in modo splendido, ci ha fatto sedere per la colazione, noi abbiamo ordinato come se avessimo dovuto pagare, e invece poi hanno offerto tutto loro. Non credo fosse per il fatto che subito dopo ci hanno poi detto che la stanza non sarebbe stata libera fino alle 18 a causa di un’altra coppia con problemi di salute, e che comunque ci avevano già riservato un’ottima camera in un altro hotel della stessa proprietà che era disponibile da subito, ma credo davvero sia la prassi. Prima di accettare la camera l’abbiamo voluta visionare. L’hotel, il Jade Hotel, era in effetti assolutamente paritario, la camera carina e confortevole, lo staff anche qui assolutamente splendido.

Accettiamo il cambio, e il ragazzo del Diamond che ci ha accompagnato in scooter al Jade, porta il mio ragazzo all’ospedale, gli fa da interprete, e si prende letteralmente cura di lui finché dopo tutti gli accertamenti e le cure del caso non lo dimettono. Anche qui, grazie al Diamond per questo servizio che davvero pochi altri hotel ci avrebbero fornito. E al ragazzo, splendido, abbiamo dato una buona mancia. E’ vero, faceva solo il suo lavoro. Ma è stato evidentissimo che l’ha fatto con una cura estrema!

Avremmo dedicato a Hue due giorni interi, ma l’hotel ci dice (ci vogliamo fidare, ma non abbiamo effettivamente approfondito se atre compagnie avessero orari diversi) che i bus per Hoi An partono solo la mattina alle 9 oppure il pomeriggio alle 13.30. Non ce ne sono altri la sera. Noi per la sera dopo abbiamo già l’hotel prenotato a Hoi An, quindi l’unica alternativa è partire alle 13.30. Anche qui abbiamo poco più di un giorno a disposizione. Ma mentre a Ninh Binh mi è pesato molto, qui no. Quel che rimane della Cittadella non è grandioso come mi aspettavo, bastano 2-3 ore per visitarla. Solo al rientro in Italia, leggendo ed informandomi, verrò a conoscenza del fatto che qui è stata combattuta una delle più cruente battaglie della guerra del Vietnam.Durante la quale questo luogo di impareggiabile importanza storica è stato quasi raso al suolo. Maledetta maledetta guerra!

Fantastiche invece le tombe reali nei dintorni di Huè, dove si trovano anche alcune pagode interessanti. L’ideale, per visitare al meglio la zona, sarebbe affittare uno scooter e dedicarvi una giornata intera. Noi, avendo a disposizione solo mezza giornata, pur essendo partiti alle 7.30, siamo riusciti a vedere solo tre tombe (consiglio assolutamente la tomba di Khai Dinh, dagli interni meravigliosii, e quella di Minh Mang, che di primo mattino è un’oasi di pace e serenità) e la pagoda di Thien Mu. Pranziamo in uno dei ristorantini di Chu Van An, ed assaggiamo le ottime crepes di riso tipiche di Huè. Alle 13,30 il bus (prenotato tramite hotel e pagato 4 usd a testa) ci viene a prelevare direttamente in albergo.

Dovrebbero essere solo due ore e mezza di viaggio, ma l’aria condizionata non funziona, il caldo è torrido, e diventa un viaggio davvero pesante. A Hoi An non sembra esserci una vera stazione degli autobus. O per lo meno noi veniamo scaricati di fronte all’hotel An Phu, della stessa compagnia del bus. Un paio di giorni prima via web avevamo prenotato due notti al Sunshine Hotel, ed in quella circostanza avevamo chiesto di essere venuti a prendere all’arrivo del bus, essendo un po’ fuori dal centro. Viene ad aspettarci un ragazzo in scooter, che ferma un taxi, ci fa salire, e all’arrivo in hotel paga per conto dell’hotel. Già mi piace il Sunshine! L’albergo è recente, con piscina piccola ma carina, e camere ampie, moderne e pulite. La nostra – al 4rto piano, se non erro – era davvero molto bella. L’hotel fornisce gratuitamente le bici agli ospiti, per cui il fatto di essere un po’ decentrato non nuoce quasi per nulla. In bici si arriva in centro in 6/7 minuti. Lo staff invece un po’ freddino, ma preciso che dopo Hue, dove ci hanno coccolato quasi fossimo di famiglia, più nessun albergo risulta all’altezza! Essendo arrivati che era già tardo pomeriggio, ci laviamo e restiamo a cena in hotel, anche perché nel frattempo si è messo a piovere, e continuerà per tutta la notte. Assaggiamo il ‘cau lau’ per cui Hoi An è famosa, ma non ci fa impazzire. In generale qui il cibo non è cattivo, ma ci sembra tutto un po’ insapore.

VERSO LA CITTÀ VECCHIA DI HOI AN

La mattina successiva prendiamo le bici e ci dirigiamo verso la città vecchia. L’entrata è libera (non è consentita ai motorini), ma per accedere ad alcuni edifici occorre comprare anticipatamente un biglietto cumulativo in biglietteria: 90.000 il carnet che comprende 5 entrate a scelta. Sulla strada ci fermiamo all’agenzia Love of Life bicycle tour, al 95 di Phan Chu Trinh: al primo posto tra le attività consigliate ad Hoi An c’è proprio il loro tour in bicicletta nei dintorni della cittadina. Prenotiamo per il pomeriggio, con partenza h. 13,30 e rientro ore 19,30 – per 19 usd – il tour che comprende anche un tratto in barca. In ogni caso in tutti è inclusa la cena in una casa locale. Fino alle 12,30 ci dedichiamo a visitare Hoi An, molto turistica ma davvero graziosa, pranziamo al Mermaid Restaurant, in Tran Phu 2, un posto un po’ spartano come piace a noi, dove assaggiamo la ‘rosa bianca’ tipica di Hoi An (vagamente dei ravioli cinesi ripieni di carne). Mangiamo molto bene pagando anche abbastanza poco, e alle 13,30 partiamo per il bike tour. Abbiamo scelto questa agenzia ed uno dei suoi tour (bici+barca) proprio dopo aver letto le ottime recensioni su tripadvisor. Abbiamo fatto un tour in bici di circa 4 ore in cui abbiamo battuto zone di campagna, villaggi di pescatori, arrivando fino alla spiaggia, e rientrando abbiamo percorso un tratto in barca, ed abbiamo cenato in una homestay (tutto molto buono) con mini massaggio ai piedi finale. Tutto molto curato, sono molto attenti ai particolari. Per quello che abbiamo speso (19 usd a testa), il servizio è stato ottimo!

MY SON

Il mattino successivo andiamo a My Son con un ‘tour’ (comune a tutte le agenzie e hotel) acquistato la sera prima presso il Sunshine, partenza ore 8 ritorno ore 13 in bus, 6 usd a testa. Con rientro in barca (alle ore 15) costa 2 usd in più. C’è anche l’opzione ‘andata e ritorno in barca’, ma si parte alle 5. Noi optiamo per il solo bus, volendo sfruttare l’intero pomeriggio a visitare Hoi An. Il tour consiste nel trasporto in bus, di circa 1ora (che diventano 2 ore tra caricare tutti i partecipanti nei vari hotel + la classica sosta in uno shop), una guida che in bus introduce il sito, e che accompagna la comitiva per i primi 20 minuti di visita. Visita che durerà in totale 1 ora ferrea, per poi fare rientro. Tutto molto sbrigativo, ma: 1. noi avevamo ancora problemi di salute per cui abbiamo preferito non affrontare questi 50km in scooter in mezzo allo smog 2. in effetti non è rimasto così tanto da vedere, per cui un’ ora potrebbe anche essere un medio compromesso. My Son: difficile consigliarlo o meno. Il contesto in cui si trova è molto bello, ma in piedi non è rimasto molto. A causa delle bombe americane che nel ’68 hanno distrutto questo luogo spelndido. Di sicuro però serve. Ad avere una prova dell’assurdità di quella guerra, a rimanere attoniti di fronte all’inequivocabile testimonianza data dalla presenza di quegli enormi crateri che ancora oggi testimoniano lo scempio perpetrato qui appena 30 anni fa.

Rientriamo per ora di pranzo, e mangiamo al White Sail Cafè, buono. Dopo pranzo cambiamo hotel, e andiamo a recuperare le valigie lasciate in reception. Avevamo prenotato il Sunshine per due sole sere, per errore, e la terza era tutto pieno, così abbiamo optato per il Vinh Hung 2. L’hotel è carino, con piscina, e la camera è molto bella (num. 314), in legno, proprio in stile vietnamita. Una delle più belle in cui abbiamo soggiornato. Il problema è che abbiamo dormito malissimo, a causa della pompa dell’acqua rumorosissima. Ho visto poi a posteriori diversi giudizi che lamentavano lo stesso problema. Ne abbiamo parlato in reception, e ci han detto che entro un mese cambieranno la pompa. Meno male, perché è davvero inspiegabile che un hotel così grazioso abbia un ‘difetto’ simile! Prima di prenotare qui, assicurati che abbiamo effettuato i lavori di sostituzione! Il pomeriggio lo dedichiamo al centro di Hoi An ed a un po’ di shopping. La cittadina in effetti si presta molto a questa attività! Cambiamo in un money change molto onesto, che si trova al numero 35 di Tran Phu. Visto che ci è piaciuto, decidiamo di servirci di loro (è un bugigattolo più che un ufficio) anche per il servizio di taxi per l’aeroporto di Danang il giorno successivo.

Pare non ci siano minibus che facciano quella tratta (così ci hanno detto gli hotel, non credo sia così, ma avremmo dovuto approfondire, e non ne abbiamo avuto la voglia) e siccome il Vinh ci chiedeva 20 usd (il Sunshine 16) e il money exchange 13.. optiamo per quest’ultimo!

HO CHI MINH

Il giorno successivo abbiamo solo mezza giornata a disposizione, alle 17 abbiamo il volo della Jetstar che ci riporterà a Ho Chi Minh, prenotato due sere prima via web per 65 euro ciascuno (caro perché eravamo indecisi sul da farsi e abbiamo aspettato troppo, solo un paio di giorni prima avremmo speso la metà), ma nessuno dei due aveva voglia di affrontare l’infinito viaggio da Hoi An a Ho Chi Minh in bus (21 ore, ma soprattutto un giorno di viaggio perso), né tanto meno in treno, 18 ore ed un costo che comunque si aggirava su una cifra non inferiore ai 50 usd. Il mattino affittiamo un motorino di fronte all’hotel (con l’hotel non abbiamo ‘comprato’ nulla, non avevano affatto prezzi competitivi) per 5 usd al giorno, e andiamo alle Marble Mountains. Eravamo perplessi sul reale interesse che poteva suscitarci questo luogo, ed invece ci ha stupito. Sulla montagna più grande, accessibile o tramite una scalinata abbastanza impegnativa o con un ascensore (costo 15000 D), vi sono pagode ed alcune caverne molto belle. Una in particolare ci ha colpito molto, quella di Huyen Khong , davvero suggestiva. E’ una visita che, tra andare, visitare e tornare richiede almeno 3 ore. Ma ne vale la pena, se si vuole un po’ evadere dal centro di Hoi An. Al rientro ci fermiamo a mangiare ad un ristorante spartano sulla spiaggia, nei pressi di Hoi An, in uno dei pochi tratti ancora intatti. Sì perché la costa da Danang a Hoi An è stata devastata da un’infinita serie di resort, uno dopo l’altro senza lasciare un misero passaggio alla spiaggia, e man mano che ci si avvicina a Hoi An sono ancora in costruzione o da costruire, ma i terreni sono già rigorosamente recintati da alte barricate, con un guardiano all’entrata che vigila su un terreno completamente desolato. Che tristezza, che magone.. cosa stiamo combinando alla nostra terra! Non ci metteranno molto prima che tale scempio raggiunga anche la costa nei pressi di Hoi An. Un vero peccato, perché il litorale qui è davvero bello, spiaggia bianca e acqua tiepida. Su queste spiagge scaricavano i marines americani, e li facevano sollazzare per qualche giorno per poi rimandarli ‘al fronte’ Terminato il pranzo, riportiamo il motorino, raccogliamo le valigie e alle 15 puntuale arriva il ‘tassista’. In mezzora siamo a Danang. Per cui per i voli nazionali è sufficiente partire da Hoi An un’ora e mezza prima. Volo confortevole, in un’ora e 15 minuti siamo a Ho Chi Minh. Qui ad attenderci c’è il taxi mandatoci dall’Hello Hotel, con cui sono rimasta in contatto nelle settimane successive al soggiorno presso di loro. Infatti ci hanno supportato nell’organizzazione dell’ultima parte della vacanza. Mi sono affidata a loro per richiedere la fattibilità del progetto che avevo in mente, e la prenotazione dei trasporti. E così con loro organizzo: un pernottamento presso l’hotel la sera stessa, poi il mattino successivo partenza per un tour organizzato di due giorni nel Mekong, e da lì, invece che rientrare a Ho Chi Minh, trasferimento verso Phu Quoc, dove termineremo la vacanza. Loro prenotano il tour, escursione che hanno tra l’altro tra le loro offerte, ed il bus da Can Tho a Rach Gia. Noi invece ci prenotiamo l’hotel a Rach Gia e, tramite quest’ultimo, riserviamo i biglietti del traghetto per Phu Quoc. E compriamo inoltre sul sito della Vietnam Airlines il volo di rientro da Phu Quoc (60 euro) a Ho Chi Minh. Il fatto di arrivare a Phu Quoc direttamente da Can Tho ci farà risparmiare tempo, e i soldi del volo di andata che abbiamo così evitato.

La sera ad Ho Chi Minh mangiamo al Mon Hue, che dispone di diverse filiali in Ho Chi Minh (noi abbiamo pranzato in quella di Nguyen Trai 98) piatti davvero particolari rispetto al solito, ma che non ci hanno entusiasmato, e smaltiamo la cena al mercato notturno intorno al Ben Thanh Market, a 20 minuti a piedi dall’hotel. Una volta rientrati, prepariamo gli zaini, dove inseriremo l’indispensabile per i 2 giorni nel Mekong e i 4 a Phu Quoc, e lasceremo le valigie grosse in hotel.

MEKONG

Il mattino successivo alle 8,30 veniamo recuperati direttamente in hotel dal bus del tour, organizzato dalla TNK Travel, e partiamo alla volta del Mekong. Il gruppo comprende sia quelli che faranno un solo giorno (e che rientreranno nel pomeriggio ad Ho Chi Minh), che quelli che hanno comprato 2 o 3 giorni di tour. La prima giornata si rivelerà davvero penosa, limitata alla zona di My Tho, e caratterizzata prevalentemente da varie soste strategiche dove sì ti facevano vedere la produzione delle caramelle al cocco, ma soprattutto erano improntate alla vendita. L’unico momento piacevole è stato un tratto di tre minuti al massimo su una piccola canoa che ha percorso un canale secondario, tra le canne di bamboo. Per poi scaricarci nell’ennesimo ‘shop’. Abbiamo poi fatto un lungo tratto in barca sul Mekong fino al ristorante, l’unico pasto compreso nel tour dei due giorni consisteva in una portata insapore di riso con della carne dura e secca (ma in effetti cosa si può pretendere da una spesa di 26 usd per due giorni!?). Al rientro dal ristorante i gruppi si sono separati tra chi tornava ad Ho Chi Minh (a me la domanda è sorta spontanea: cos’ hanno visto costoro del delta Mekong? Nulla! Ma la paura è che non avremmo visto nulla nemmeno il giorno successivo) e chi proseguiva il tour in direzione di Can Tho, dove avremmo pernottato quella sera. A posteriori, se si hanno le possibilità, consiglio caldamente una gita fai da te, trasporto in bus fino alla località scelta e poi affitto di un motorino o quant’altro, perché un tour del genere è quanto di più inutile si possa immaginare!

Arriviamo a Can Tho dopo 2 ore e mezza/3. Temiamo fortemente le condizioni dell’hotel in cui pernotteremo. Alla fine si rivela un albergo di ultima categoria, ma almeno la stanza e le lenzuola sono pulite. C’è andata bene! Per info, si chiama Huy Hoang Hotel, e non credo che una stanza possa costare più di qualche dollaro. La sera è libera, per cui passeggiamo lungo il fiume, e ci fermiamo a mangiare al Sao Hom, consigliato dalla guida. Il ristorante è affacciato sul fiume, l’ambiente è piacevole e moderno. Ci sono anche una decina di tavoli su un piccolo molo di fronte, allocazione più spartana ma più particolare. Il cibo è stato buono, ma non memorabile. I prezzi sono invece più alti della media vietnamita. Abbiamo speso 480.000 d in due.

La mattina la colazione è prevista per le 6,30: alle 7 si parte, bisogna ottimizzare al massimo i tempi, considerando che chi rientrerà ad Ho Chi Minh dopo pranzo avrà parecchia strada da affrontare. La seconda giornata si rivela più interessante: passiamo un paio d’ore al floating market, e poi a visitare un’azienda familiare di produzione di spaghetti di riso. Ed infine un’inutile tappa in un’azienda agricola, dove ci mostrano qualche pianta, e ci propinano frutta a prezzi gonfiatissimi.

Facciamo rientro a Can Tho prima di pranzo, per il resto della ciurma c’è un’ora libera per il pranzo, dopo di che alle 12,30 si parte in direzione Saigon. Per noi due, organizzati diversamente, alle 13,30 verrà a prenderci il bus – prenotato dall’Hello Hotel – che ci porterà a Rach Gia, dove passeremo la notte. Costo del biglietto (letto sul medesimo) 90.000 D. In realtà all’hotel abbiamo pagato 8 usd a testa! Il costo di varie intermediazioni.. e del nostro NON sbattimento. Tra riuscire davvero a partire, e riuscire davvero ad arrivare, impieghiamo ore. E giungiamo a destinazione alle 17,30. Ci facciamo caricare da due scooter-tassisti-abusivi che per 20.000 D a testa contrattati strenuamente, ci portano alla guesthouse che avevamo prenotato un paio di giorni prima via mail, l’ Hoa Bien, numero 1 dei b&b di Rach Gia. La stanza è assolutamente decorosa e pulita, l’hotel non delude le aspettative. La zona in cui è collocato non è centrale, per cui c’è un unico ristorante che non consiglierei, se non fosse che non ne abbiamo visti altri, ma è comodo per l’imbarco per Phu Quoc, perché a una dozzina di minuti a piedi dal porto. Questo ristorante-non-consigliato si chiama anch’esso Hoa Bien, ed è collocato dall’altro lato della piazza: sembra un ristorante di classe, sul mare, per uomini d’affari. In realtà non capiscono né parlano un’ acca di inglese, per quanto il menù sia tradotto. Il cibo fila liscio perché indichiamo le pietanze col dito che scorre sul menù. Ma quando arriva il momento del caffè, non riportato in lista, è il panico generale. Scorrono 5 camerieri diversi, e ognuno ci porta qualcosa di differente, acqua, birra, il conto.. finchè arriva il sesto che qualcosa ne capisce. Tutto questo, aggiunto ad un conto più salato della media, ne fa un locale da evitare.

La mattina il ferry parte alle 8, per cui occorre essere là mezzora prima, ci dice l’hotel. A posteriori non mi sembra sia strettamente necessario, ma osserviamo il consiglio. Paghiamo l’hotel (350.000 D da cui è esclusa la colazione, 100.000 D a parte.. mossa che non mi è piaciuta affatto: preferisco un prezzo maggiorato, ma che comprenda tutto. E poi.. abbiamo cenato abbondantemente a Ninh Binh con 70.000 D, quindi 50.000 D solo per una colazione, tra l’altro assolutamente carente, mi è sembrato parecchio) e biglietti del traghetto (320.000 D l’uno) e ci incamminiamo. Dicendoci che non sarebbe stata un’idea malvagia se ci avessero offerto di accompagnarci, dato che in auto ci si arriverebbe in 1 minuto scarso! Mah, sto Hoa Bien sarà mica il primo in lista… solo perché non ce ne sono altri? La traversata si rivelerà un disastro, uno dei momenti più agghiaccianti (!!) di tutta la vacanza. La combinazione di traghetto veloce + mare mosso (molto frequente nella stagione delle piogge) ha fatto davvero danni, non solo a noi, ma a un buon 60% delle persone presenti, quasi tutti vietnamiti. I sacchetti di plastica venivano dispensati in grande quantità. Il risultato finale è stato lasciare sulla barca quella già magra colazione fatta al mattino. Un paio di giorni prima avevamo prenotato il rientro a Ho Chi Minh in aereo, e fino a pochi istanti prima ero un po’ pentita di quella scelta un po’ dispendiosa. Ma durante la traversata mi sono ricreduta, e non c’è stato attimo, tra un conato e l’altro, che non abbia ringraziato di tornare in volo e non più via mare!!!!

Arrivati a Phu Quoc decisamente provati da quelle due ore e mezza fatali, come ci era stato detto dall’hotel che avevamo prenotato, troviamo l’omino del minibus che fa la spola dall’attracco dei traghetti ai vari hotel (corsa varia in base alla destinazione, per noi: 60.000 D) con un cartello col nostro nome. Saliamo sul minibus, che parte non appena pieno. Il primo impatto è abbastanza scioccante, le strade sono ancora peggio di quanto mi fossi immaginata, complici le continue piogge dei giorni precedenti il nostro arrivo. In realtà scopriremo esserci zone con strade migliori, nuove, ma in generale sono ancora terra e fango.

Phu Quoc… che dire. Raccontare che è stupenda, che la porteremo sempre nel cuore… sarebbero fandonie. Non aspettatevi spiagge caraibiche, perché rimarrete delusi. Noi non abbiamo visto molte spiagge, arrivavamo da un tour intenso ed eravamo abbastanza stanchi. Ma l’unica che merita è Sao Beach, non favolosa ma carina, sabbia bianchissima ma mare non di quel cristallino che ci immaginiamo. Per lo meno non in questo periodo.

Le altre, mi spiace dirlo, non hanno nulla da competere con quelle che abbiamo in Italia. Ma soprattutto duole ricordare che laddove non ci sono resort che si occupano di pulire il litorale, le spiagge sono piene di immondizia. Ahimè qui il senso civico è lungi dall’essere sviluppato.

Per cui il progresso, che è palese che non tarderà ad arrivare visto che in molti punti dell’isola si sta costruendo e spianando, non sarà solo croce, ma anche delizia per quest’isola. Inoltre le spiagge si raggiungono con non poca fatica, essendo le strade spesso molto impervie, soprattutto se è piovuto di recente – ed in questa stagione le piogge sono all’ordine del giorno. Non aiutano i cartelli stradali, pressoché assenti. A noi non è mai capitato di beccare la strada giusta al primo colpo. E poi magari fai tanta strada.. per poi ritrovarti in una spiaggia sporca e piena di spazzatura, come ci è successo a Dai beach, che le guide danno come una tra le più belle spiagge dell’isola. Tirando le somme, non ho alcuna intenzione di spargere grappoli di pessimismo su chi quest’isola la vuole vedere. D’altronde abbiamo incontrato turisti che l’hanno molto apprezzata. E’ solo importante sapere che ci si troverà in un ambiente a tratti ancora molto selvaggio, e questo è un bene, ma è possibile che qui non si incontrino le aspettative di chi cerca spiagge da sogno. Insomma.. dipende un po’ da cosa cercate! Personalmente, forse perché non nutrivo aspettative (invece per Phu Quoc sì), a me è piaciuta di più la spiaggia di Hoi An. A posteriori forse sarrebbe stato meglio prolungare là il soggiorno-

Arriviamo al Paris Beach, prenotato qualche giorno prima via mail, e prendiamo possesso del nostro bungalow beach view (40 usd). L’ambiente è un po’ stantio, capisco subito che ci dobbiamo scordare un fine vacanza romantico e un poco deluxe, perché qui di deluxe non c’è proprio nulla! Comunque non è malvagio, è solo che per gli ultimi giorni avevamo sogni di gloria. Ma tutti i resort che avevamo ‘puntato’ erano o chiusi per la stagione delle piogge o cari oltre la nostra volontà di spendere, per cui ce lo facciamo andare bene. Mi chiedo solo chi possa scrivere su internet un commento come ‘great value for money’… bah!

Pranziamo al Paris, e poi passiamo quasi tutto il pomeriggio a dormire, ne avevamo proprio bisogno! La sera affittiamo lo scooter dall’hotel, che terremo anche il giorno successivo, e andiamo a fare cena a Duong Duong, a 10 minuti di strada dal Paris (in questo almeno è abbastanza comodo), precisamente al night market, dove ci sono tanti stand che offrono pesce fresco. Sarà la nostra meta serale per tre delle quattro notti che saremo qui! Ceniamo al secondo (o primo?) ristorante sulla sinistra (nel nome, irripetibile, ha però la scritta Fusion Food, unico modo per riconoscerlo) che mi sento di straconsigliare: noi ci abbiamo mangiato due volte di fila. Quando abbiamo poi cambiato, giusto per provare altro, ci siamo pentiti. In tutti i casi non abbiamo mai speso più di 20 euro in due, per abbondanti scorpacciate di pesce!

SAO BEACH

Il giorno successivo, con lo scooter, raggiungiamo Sao Beach (26 km da Long Beach). La strada è eterna e completamente disastrata!! Ci impieghiamo un vita, e arriviamo col sedere così frantumato, che perdiamo la voglia di tentare altre spiagge per quel giorno. Tranne Bai Dam, qualche km a nord di Sao, che si rivela davvero molto sporca (a ridosso della spiaggia vivono i pescatori). Nb: a posteriori scopriamo che la strada fatta (da Long beach tutto a sud, per poi girare verso la costa est e risalire fino a Sao) è quella più lunga, perché ce n’è una più recente e un po’ più veloce (poco a sud di Long beach si prende per Bai Vong (dove attraccano i traghetti da Rach Gia) fino a raggiungere l’altra costa, e da lì scendere a sud fino a Sao: questa porzione di strada è persino asfaltata).

Il secondo giorno aderiamo ad una gita in barca al sud. Non avevo nemmeno letto il programma, mi sono fidata dell’hotel. La gita (17 usd) doveva comprendere un momento di pesca, due di snorkeling, pranzo in barca, siesta di un’ ora a Sao beach, e infine passaggio in una delle aziende che producono perle. Pescare non abbiamo pescato nulla, pesci non se ne sono visti neanche a pagarne, perché l’acqua era molto torbida, morale: non è una gita che vale la pena di fare. Non in questa stagione, almeno, dato che il mare è abbastanza mosso. Mentre torniamo scoppia un tremendo diluvio, che durerà circa un’oretta. La sera non usciamo, e ceniamo al Paris. Ultimo giorno: sempre con lo scooter, ci incamminiamo verso quella che lo staff del Paris ci ha detto essere la spiaggia più bella dell’isola dopo Sao: Bai Dai, a nord di Duong Duong. Anche qui quasi un’ora e mezza per trovarla, dato che non c’è la minima indicazione. Arriviamo, la guardiamo, e ce ne andiamo: dico solo che il prato alle spalle della spiaggia è una spianata di piatti, bicchieri, sacchetti di plastica e quant’altro abbandonati lì. Che tristezza! Abbiamo una mezza idea di tentare la fortuna con Bai Thom, sull’altra costa, ma la strada è di nuovo tanta, almeno un’ora se non di più, ed il rischio di restare di nuovo delusi è alto, per cui rinunciamo. Percorriamo la strada verso sud fino al Mango Bay (uno dei resort che avevamo considerato, ma un bungalow costa dai 100 usd in su, e lo abbiamo scartato), dove decidiamo di sostare sia per visionarne la spiaggia (che non si rivelerà fantastica, ma almeno – a differenza del Paris – c’è.. ed è pulita!!!) che per mangiare. E facciamo pranzo al bar del Mango a prezzi quasi europei.

Però c’è da dire che abbiamo mangiato davvero bene. Approfittiamo delle comodissime sdraio del Mango, ed in questa giornata a metà tra sole e nuvolo.. ci addormentiamo.

Il risveglio il giorno della nostra partenza, da Phu Quoc prima e dal Vietnam poi, è da incubo. Una tempesta tropicale si abbatte sull’isola, vento e pioggia fortissimi. Solo dopo un po’ realizziamo che condizioni meteo così estreme potrebbero condizionare il nostro rientro, previsto per tre ore dopo con un volo della Vietnam Airlines. Un taxi chiamato dal Paris (134.000 D) viene a prelevarci un’ora e mezza prima del volo, nel frattempo per precauzione facciamo chiamare l’aeroporto per conoscere la situazione dei voli, e la risposta è che finora non ne sono ancora stati cancellati. Stavamo partendo portandoci appresso ancora un po’ di ottimismo, quando la proprietaria del Oaris ci dice che due anni prima MILLE turisti sono rimasti bloccati sull’isola per una settimana a causa del maltempo. Bene.. ora sì che è davvero panico.

Appena giunti all’aeroporto scopriamo che tutti i voli, compresi quelli precedenti al nostro, sono stati sospesi. Tragedia: se le condizioni meteo non migliorano, rischiamo anche il volo di rientro in Italia. Sono stati momenti d’angoscia. Poi, in un’ora, le condizioni climatiche per fortuna si ristabiliscono, inizia il check in, e siamo i primi ad arrivare al gate!

Il volo è confortevole, arriviamo a Ho Chi Minh, dove avremmo dovuto essere recuperati dal taxi dell’hotel, disdetto via mail (dall’aeroporto di Phu Quoc dove c’è il wi-fi) causa sospensione dei voli. Questa volta ci va bene, e troviamo (siamo nell’aeroporto domestico, questa volta) lo sportello della Sasco. Paghiamo anticipatamente 10 dollari (tra l’altro anche onesti), saliamo sul taxi, e arriviamo all’Hello Hotel senza intoppi. Compagnia consigliatissima.

In hotel lasciamo gli zaini che ci eravamo portati appresso, prendiamo un altro taxi e andiamo a Cholon. E’ il 2 settembre, festa dell’indipendenza, e purtroppo il mercato è chiuso. Temendo lo siano anche le pagode che avremmo voluto visitare, non scendiamo nemmeno, e ripieghiamo direttamente su Ben Thanh, dove consumiamo le ultime ore di viaggio a spendere tutti i dong in souvenir (contrattate!). Ohhh, che fantastica attività! 😀 Inoltre, per l’equivalente di 3 dollari e mezzo, mi faccio anche disegnare le unghie in uno dei negozietti intorno al mercato, tra l’altro lavoro fatto benissimo! Quasi come se fosse ormai casa nostra, torniamo all’Hello Hotel, dove ci danno asciugamani puliti e ci facciamo una doccia. E dove occupiamo tutta la saletta della colazione per ricostruire come puzzle tutte le valigie, ormai cariche all’eccesso.

L’ora di lasciare il Vietnam è giunta. Con un taxi chiamatoci dalle gentili ragazze dell’hotel, ci dirigiamo all’aeroporto.

Anche questa esperienza è finita. A distanza di un mese, data in cui chiudo questo racconto scritto sul pezzo, giorno per giorno, mi rendo conto di quanto questo paese mi abbia lasciato. Conoscevo ormai bene l’Asia, ma ho conosciuto l’orgoglio di un popolo che ha lottato per essere indipendente. Ho conosciuto le conseguenze catastrofiche della guerra. Ho conosciuto tribù così lontane da noi da non poter credere che vivano sul nostro stesso pianeta. E ho conosciuto paesaggi e natura e sorrisi che mi porterò con me per sempre.

Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato. Edgar Allan Poe.

Grazie Katia del bel racconto..se qualcuno ha delle info da chiedere a Katia può scrivere una email a me…Life’s a Journey!

 

 

@genrico@

Vagabondo per natura, cittadino del mondo,appassionato di viaggi,reportage,fotografia, cultura asiatica e tibetana. Pagina ufficiale pubblica su facebook: https://www.facebook.com/lavitaeunviaggio

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